Bersani si lamenta perché le tv non invitano i “giovani del PD”.
Giovani che poi giovani non sono: a quarant’anni si dovrebbe essere già candidati premier, ma vabbé.
Tralasciamo il fatto che l’argomentazione di Bersani è una palese idiozia e partiamo da un punto fermo: le tv vogliono audience, e uno sconosciuto Pinco (nome) Pallino (cognome, almeno credo) non soddisfa il requisito.
Va considerata, in primo luogo, un’anomalia: io non ho la più pallida idea di chi siano i giovani del PD, nonostante sia più informato dell’italiano medio. Ne conosco quattro o cinque, i soliti: Civati, Serracchiani, Renzi e Scalfarotto, in ordine dal meno peggio. Ma gli altri? È piuttosto assurdo che io, che pure sarei nell’area democratica, non abbia la più pallida idea di chi siano questi giovani, e per andarmeli a cercare devo scartabellare sul sito del PD (il discorso si può fare pure per altri partiti dell’area, eh, io mi sono pure un po’ rotto di Di Pietro, Donadi e Belisario).
Cosa può fare il PD per tirar fuori questi “giovani” dall’ombra?
Voglio fare due esempi: il primo non c’entra con l’Italia. Quand’è che esploso Barack Obama? Nel luglio del 2004 (età 43 anni): fu Obama a fare il keynote address della convention democratica. Nel luglio del 2004 lo conoscevano solo a Chicago, visto che non aveva ancora assunto una carica nazionale (lo avrebbe fatto dal gennaio 2005). Gli diedero un palco, un microfono e la folla applaude: dopo quel discorso di apertura, uno dei più belli della sua carriera, Obama era sulla bocca di tutti. Quattro anni dopo era il nuovo inquilino della Casa Bianca (età 47 anni).
L’altro esempio è Debora Serracchiani: anche lei passa il capodanno che la conoscono solo a Udine, a marzo le danno un microfono, un palco e la folla applaude: sale alla ribalta nazionale con un accorato discorso contro la dirigenza del partito. Nonostante le somiglianze, i due casi Obama e Serracchiani sono lontanissimi: Obama nasce dalla voglia di riscatto democratica, la Serracchiani dalla disperazione di una generazione che rischia di essere saltata; Obama conquista le sue medaglie sul campo della politica, la Serracchiani è stata chiamata da Franceschini solo per farsi dare una sciacquatina ai capelli, se il PD non fosse stato alla disperazione ad aprile 2009 già avremmo detto “Serracchiani chi?”; inoltre, da come stanno le cose, la Serracchiani potrà correre per una gara nazionale di rilievo, non prima del 2083, quando saremo ben sicuri che le mummie del PD siano già ben sepolte.
Qual è, insomma, la morale della favola?
Il PD deve dare un palco e un microfono ai propri giovani e lasciare che siano loro ad emergere mediaticamente. E serve una terapia d’urto: via D’Alema, Veltroni, Bindi, Letta (che a dispetto delle apparenze è già vecchissimo e ultrabruciato), Fassino, e gli altri. Direi via pure a Bersani, ma purtroppo almeno il segretario bisogna farlo parlare ogni tanto. Ma gli altri dovrebbero sparire dalle convention di partito, dai discorsi pubblici del PD, ogni volta che c’è una telecamera del TG1237X deve esserci un giovane e non un cadavere putrefatto con età superiore a 40 anni o più di due legislature sulle spalle. Quando dicevo che una generazione rischia di essere saltata, intendevo proprio questo: l’attuale nomenklatura del PD ha parlato fin troppo, occupando gli spazi dei loro successori, i quarantenni, che già sentono il fiato sul collo dei ventenni e trentenni che scalpitano, com’è giusto che accada in un popolo che, a dispetto di quei morti che lo guidano, è effervescente.
Succederà? Io credo di no: il mio è un ragionamento molto semplice, può farlo qualunque cerebroleso, Minimo compreso. I vecchi del PD da un lato hanno una paura foxxuta di ritrovarsi ai margini della politica senza aver fatto nulla di positivo per ricordarli, dall’altro, quelli in buona fede, temono, a ragione, che possa accadere la stessa cosa di quando arrivarono D’Alema e Veltroni, perché i giovani che ho citato sopra sono solo un poco più preparati e solo un poco meno coxxioni di quei due falliti.
Basti pensare alla “teocrazia laico-dadaista” di Scalfarotto, o a Renzi, che non sfigurerebbe nel terzo polo, ma che soprattutto c’entra come il cavolo a merenda con il PD (almeno nei miei sogni). Speriamo che i giovani che stanno nell’ombra siano meno peggiori dei meno peggio.
Photo credits | Joshua Debner (President Obama likes the Steelers) [CC-BY-SA-2.0], attraverso Wikimedia Commons
(Si capisce per chi ho tifato ieri sera, nè?)