Se arrivi in aereo e poi prendi la navetta per il centro, ci sono anche cumuli di rifiuti da scalare. La periferia, stranamente, pare pulita.
In tutto questo, è quasi romantica l’ambulanza a sirene spiegate bloccata in via Milano (che poi è un vicolo, visto che le auto sono parcheggiate ambo i lati) perché un tizio stava parcheggiando e non voleva essere interrotto: ti ricorda quando, da piccolo, Napoli era sempre Napoli, caotica, piena di colori e di pirati della strada, ma non più sporca di altre città (sarà stato il 1992).
Poi però ti assale la sensazione: se il Vesuvio esplode (e spero di no), ci saranno più morti perché verranno ignorate le più elementari norme di sicurezza, che a causa di cenere, lava, lapilli e terremoti.
Anche questa è Napoli, certo. Però prima o poi un Vesuvio (reale o metaforico) esploderà sotto il peso degli sgarbi alla Legge.
E non sarà una cosa simpatica. Qualcuno sta sottovalutando l’emergenza che questa città sta vivendo.
Da troppi decenni.
Photo credits | Paolo Franzese