A tali parole milioni di Costituzioni e testi di diritto costituzionale hanno preso fuoco.
La parola “partito” viene nominata nella Costituzione italiana appena tre volte: articoli 49 e 98, disposizione transitoria XII. 98 e XII non sono interessanti: la prima menzione riguarda i magistrati, la seconda proibisce la ricostituzione del partito fascista (altro articolo che Verdini dovrebbe leggere, visto che il “me ne frego” è un motto fascista). Resta solo l’articolo 49, che recita: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale». Significato: potete mettervi assieme come volete per prendere il potere e per fare tutto quello che volete nel rispetto della Costituzione (questo è importantissimo, e infatti è nell’articolo 1).
Le prerogative dei partiti sono zero. Al Capo dello Stato è invece assegnato un titolo intero (il secondo della parte seconda) e diversi articoli che elencano precisamente come si deve comportare e fino a che limite può spingersi.
Le prerogative del Presidente della Repubblica sono un numero positivo. Viene fuori che il Capo dello Stato è più “forte” dei partiti (ma non del Parlamento).
Che voleva dire Verdini? La solita barzelletta: non si può fare un governo senza chi ha vinto le elezioni (cioè Berlusconi e Bossi).
Purtroppo per Verdini (il cui voto in diritto costituzionale fino a questo momento è ridotto a un numero a una cifra – scala 30, ovviamente) la Costituzione non prevede che qualcuno vinca le elezioni, e nessuna legge elettorale, per quanto schifosa, può superare la Costituzione. La Costituzione, in poche parole, afferma (art. 94): “chi ha la maggioranza, governa“.
Berlusconi ha la maggioranza? Lo sapremo fra dieci giorni. Se ce l’ha, Berlusconi governa. Se non ce l’ha, Napolitano convocherà i gruppi parlamentari (ovvero svolge le consultazioni, prassi non prevista dalla Costituzione, introdotta non solo per facilitare le operazioni di ricerca della maggioranza, ma anche – e per me soprattutto – perché prima del Presidente della Repubblica viene il Parlamento – che sta al Titolo I, mentre il Governo è al Titolo III). Svolte le consultazioni, Napolitano può decidere:
- di chiamare qualcuno (Berlusconi o un altro) a formare un nuovo governo: se tale governo ha la maggioranza, governa legittimamente;
- se nessuno ha la maggioranza, nessuno governa e si va ad elezioni.
Se ne deduce che se un tizio diverso da Berlusconi, fosse pure Calderoli o l’uomo della strada, riesce ad ottenere la maggioranza sia alla Camera che al Senato, è legittimato a governare come se avesse “vinto” le elezioni, perché l’unico articolo della Costituzione che può essere inteso come definizione di vittoria (il solito 94), prevede che “vince” (cioè governa) chi ha la maggioranza. Se Berlusconi il 14 non avrà la maggioranza, Berlusconi avrà perso. Fine: l’Italia è una Repubblica parlamentare, caro Verdini, nessuno può materialmente vincere le elezioni.
Lo spiego con una metafora. Quando si tengono le elezioni è come se iniziasse una partita di calcio: chi vince le elezioni ha solo vinto il testa o croce prima del calcio d’inizio. Poi la squadra (PdL e Lega) che fa il primo gol (cioè incassa la prima fiducia), governa. Adesso siamo arrivati alla fine del primo tempo, PdL+Lega sono in vantaggio, ma la squadra avversaria sta recuperando. PdL+Lega hanno vinto la partita? No, c’è ancora un tempo da giocare: gli avversari, il 14 dicembre, potrebbero fare una rete e pareggiare. A quel punto tutto dipenderà da chi segnerà la rete successiva: se qualcuno segna, va in vantaggio (cioè governa); se nessuno riesce a segnare, l’arbitro Napolitano sospenderà la partita e dirà: “ricominciamo da capo, dal lancio della monetina”.
P.S.: a voler essere pessimisti, le parole di Berlusconi, Verdini, Cicchitto, Capezzone e altri stanno solo riscaldando la massa, ovvero se le cose andassero male, conviene cominciare a prepararci a una bella dose di prefascismo se non addirittura a guerra civile (mediatica o materiale, vedremo) come profetizzato da Nanni Moretti.
P.P.S.: ah, Verdini, arrivato al termine del suo esame di diritto costituzionale, verrà mandato via con un calcio in qulo accademico.
Photo by Roberto Vicario (Roberto Vicario) [CC-BY-SA-3.0], undefined