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Scene di isteria collettiva internazionale

Nell’ultimo episodio della prima stagione di Blue Mountain State (disponibile in italiano sul sito di MTV, gratis, senza registrazione e senza plugin bacati quali Silverlight e Moonlight (( Sia lodata MTV. )) ) la stella della squadra di football che deve disputare una finale del campionato universitario viene adescata da una cameriera, la quale prima si concede al ragazzo, poi lo accusa di stupro. Il poveraccio viene arrestato e interrogato in modo surreale fino all’alba, in modo che fosse tanto stanco da non potere disputare la partita (che ovviamente verrà persa).

Vedendo questo episodio mi è subito venuta in mente la vicenda di Julian Assange, portavoce di Wikileaks, il quale è stato accusato di non avere usato il preservativo durante un rapporto sessuale con due ragazze (( Più esattamente, secondo la testimonianza di entrambe le ragazze, il rapporto è iniziato in modo consensuale, poi si sarebbe rotto il preservativo; le ragazze hanno chiesto ad Assange di fare i test per le malattie sessualmente trasmissibili e questi avrebbe detto di no)) .

Oggi è ricercato in 188 Paesi. Per un incidente con il preservativo.

Anche assumendo che le ragazze siano in buona fede, appare ovvio che ci sia qualcuno ai piani alti piuttosto incazzato per le notizie che Wikileaks sta pubblicando e che stia facendo pressioni perché questo tizio (Assange) venga arrestato, sia pure per reati lievi (tipo Al Capone e la frode fiscale).

Nella migliore delle ipotesi la caccia all’uomo internazionale è solo uno specchietto per gli allocchi (( Sì, ho scritto allocchi. )) : Wikileaks, infatti, sino ad ora non ha fatto altro che rilasciare documenti che comprovano ciò che in molti sospettano da tempo. Non solo il fatto che Berlusconi sia un anziano malato che fa il cane di Putin e viene ritenuto un idiota da mezzo mondo, ma (e non parlo neppure del cablegate) anche che i soldati americani ammazzino gente a caso o che i morti (soprattutto civili) in Afghanistan siano molti di più di quanto i governi (specie USA) abbiano mai dichiarato ufficialmente. Sono cioè tutte cose che si dicevano più o meno apertamente (anche perché i documenti rilasciati non sono top secret, e solo negli USA possono leggerli milioni di persone), Wikileaks ha solo portato le prove.

È quindi semplicemente una questione di immagine che spinge il potere a dare la caccia all’uomo immagine di Wikileaks (uomo immagine di Wikileaks: chiamarlo capo di Wikileaks è una semplificazione giornalistica): Wikileaks ha dimostrato che il potere è debole e bugiardo e ipocrita (anche queste sono cose che già sapevamo, è così da che esiste il potere) mettendolo a nudo? Bene, noi dobbiamo vendicarci acchiappando questo tizio e ristabilire chi è che comanda qui. E siccome in tutti i Paesi occidentali ciò che fa Wikileaks non è neppure tanto illegale, bisogna trovare qualche scappatoia per sbatterli dentro (magari a Guantanamo).

Questo fermerà Wikileaks? Ovviamente no: anche se dovessero arrestare Assange, ci sono molti altri volontari che si occupano del sito, e questi sono anonimi e nascosti; anche se dovessero buttare giù tutto il sito ci vorrebbe poco per ripristinarlo (lo hanno fatto stanotte); anche se dovessero smantellare tutta l’organizzazione, semplicemente qualche altro gruppo ne prenderebbe il posto. L’unica possibilità che hai è staccare tutti i telefoni e smantellare internet. Ma poi al Congresso scorrerebbe il sangue (per farvi un’idea).

E quindi adesso assistiamo a questa simpatica reazione isterica internazionale: certo, una reazione più virile di quella di Frattini, ma ugualmente isterica.

I buoi, però, sono ormai fuori dalla stalla. La rete è sempre un passo avanti al potere, e sarà sempre più difficile sottrarsi al dovere di trasparenza nei confronti dei cittadini.

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