Scrive Pagliarini su noisefromAmerika cose che non sono un mistero: nonostante nel 1993 il finanziamento pubblico sia stato formalmente abolito da un referendum, esso fu ripristinato subito dopo, cambiandone solo il nome in “Rimborso elettorale”. Non si tratta però di rimborso: come inchieste (anche della magistratura) hanno dimostrato i partiti che spendono un euro in campagna elettorale, ricevono dallo Stato, e quindi dalle nostre tasche, molto più di un euro (anche dieci volte tanto). E se io cittadino ti rimborso più soldi di quelli che spendi, non si tratta più di rimborso, ma di truffa. Non solo: addirittura i soldi sono dovuti anche se la legislatura si conclude prima del previsto. Per questo motivo noi, in un momento di crisi, stiamo pagando rimborsi elettorali che non dovrebbero essere dovuti, ovvero quelli delle elezioni 2006 (per dire, i comunisti, l’Udeur, etc. stanno ancora prendendo soldi nostri anche se li abbiamo buttati fuori dal Parlamento a calci).
La fame di soldi da parte dei partiti è implacabile, e pochi si fanno avanti per cambiare le cose. Pochi mesi fa il deputato dell’Italia dei Valori Borghesi propose l’abolizione del vitalizio (una sorta di pensione) che i parlamentari hanno maturato anche dopo poche settimane di lavoro, come nel caso (per nulla limite e per nulla di fantasia) del latitante che percepisce la pensione all’estero. Si tratta di un vitalizio sostanzioso (3000 euro) che deve essere messo a confronto con la situazione della gente comune: giusto poco fa pubblicavo su Twitter una tabella pubblicata su CorrierEconomia di oggi che simulava dopo quanti anni e con quanti soldi al mese vari giovani (30-45 anni) appartenenti a varie categorie lavorative. Andate a leggerla e ditemi se vi pare normale che un parlamentare, della stessa età, debba lavorare molto meno per guadagnare una pensione diverse volte superiore.
Inutile dire che la proposta di Borghesi è stata respinta da tutta la Camera dei Deputati, Partito Democratico compreso (solo l’Italia dei Valori è andata controcorrente).
Non mi aspetto niente dal centrodestra: sono vermi guidati da affaristi senza scrupoli, criminali e mafiosi. Mi aspetterei qualcosa dal Partito Democratico, e invece niente (nel 2006, ancora regnante Berlusconi, la sinistra non fiatò quando si modificò la legge sul rimborso elettorale per spillare ancora più soldi a noi). Forse la definizione di PDmenoelle di Grillo (( Che non è che mi stia tanto simpatico, visto che ricorda la Lega della cosiddicono Prima Repubblica. )) non è poi tanto campata in aria.
Io non ho niente contro i rimborsi ai partiti delle spese elettorali, ci mancherebbe: sono spese necessarie per la democrazia. Però mi piacerebbe che se spendi 18 milioni non ne incassassi 180 (il PD): perché se vuoi la poltrona in pelle umana nella tua sede di partito, nel tuo loft, è giusto che te la paghi con i soldi tuoi (ovvero: è ai tuoi iscritti che devi rubare).
La questione si potrebbe risolvere con una legge sui partiti che li faccia uscire dalla giungla in cui vivono impuniti e ricchi come tanti boss della mafia ancora in libertà, una legge che ne regolamenti l’attività e soprattutto i bilanci, come accade in Germania. Ma con questa gente è un’utopia: Silvio non accetterebbe mai un’opposizione interna tipica di un partito che opera con forme democratiche (come è previsto dalla Costituzione); e dall’altra parte Minimo è già limitato nell’azione da meccanismi, come le primarie, che non gli permette di fare tutti gli inciuci che vorrebbe, ed è costretto ad accettare Vendola in Puglia, Pisapia a Milano, eccetera. Anche Bersani deve fare dei ca**o di sacrifici, mica solo rimboccarsi le maniche.
E così si continuerà a rubare dalle tasche di noi cittadini, di destra e di sinistra. Tanto per fare un esempio, Tremonti cercava sette miliardi per la Finanziaria, ne ha trovati 5,5: mica gli è venuto in mente di abolire i “rimborsi” ai partiti, in modo da arrivare almeno a sei miliardi, evitando magari di tagliare la carta igienica alle scuole elementari? Non sia mai detto, qua c’è gente che deve ancora pagare il mutuo del castello scozzese, non vorrai mica farli finire sul lastrico?
Infine, come dice Phastidio, la crisi è tutt’altro che finita e il cerino continua ad essere passato di mano in mano: la Grecia era (è) in crisi e per salvarsi ha dovuto accettare un prestito dal resto d’Europa, obbligandosi ad alzare le tasse e a tagliare le spese; l’Irlanda è in crisi e per salvarsi ha dovuto accettare un prestito dal resto d’Europa, obbligandosi ad alzare le tasse e a tagliare le spese. Il prossimo target è il Portogallo.
Due su cinque PIIGS sono saltati, uno è in procinto di farlo. Restano Spagna e Italia: vogliamo scommettere che se toccherà a noi (diciamo nella seconda metà del 2011) le tasse verranno alzate a coloro che le pagano per forza, che verranno tagliate le spese necessarie (istruzione, ricerca, pensioni quelle vere, sanità, infrastrutture…), ma non rimborsi e vitalizi parlamentari?
È una scommessa già vinta, perché è già successo più e più volte: lo abbiamo visto giusto ieri nelle Pillole di storia italiana, quando fummo costretti a chiedere un prestito al FMI in cambio di tasse più alte e sacrifici per i cittadini, mentre in Parlamento continuavano le ruberie; e ancora, quando si giocava la qualificazione per i mondiali in Argentina nel 1978, il Parlamento stabilì che non vi sarebbe stata diretta televisiva per evitare che la gente non andasse a lavorare, visto che la partita si giocava al pomeriggio. Il risultato? I lavoratori a lavorare, mentre 298 parlamentari e 11 membri del governo erano in tribuna all’Olimpico di Roma a godersi una bella partita.
In conclusione, i politici di quella che viene ingiustamente definita Seconda Repubblica altro non sono che i figli dei topi di fogna della Prima Repubblica.
Destra o sinistra non importa: tutti noi cittadini (anche quelli che non pagano le tasse, per certi versi) siamo uguali in questa carneficina.