Sinceramente non me ne frega una emerita e per questo non ne ho parlato sinora (divertente però che il tutto sia accaduto poche ore dopo la pubblicazione di quest’altro pezzo). Ieri sera però, durante una discussione, mi sono accorto che il problema non era correttamente inquadrato.
Che Berlusconi vada con le minorenni, se non lo fa con la violenza e il raggiro, allora tutto ok (per modo di dire: significa anche che il premier è malato, ma è un altro discorso).
Il punto è che per un premier ottantenne già sposato fare bunga bunga con minorenni è leggermente uno scandalo che mina la sua popolarità, provocando emorragia di voti. Le minorenni o le altre donne che fanno bunga bunga con il premier si trovano quindi in una posizione contrattuale molto forte. Possono ricattarlo.
«Papi, mi compri il macchinone? Papi, mi regali un bel milione?» E fin qui sarebbero pure fatti privati.
Ma se una ti chiede «Papi, mi fai ministra? Papi, mi fai consigliera regionale? Se no spiffero tutto a Repubblica» e tu, sotto ricatto, cedi alla richiesta, allora non sono più fatti privati, sono fatti nostri.
Immaginate che al posto della Gelmini (che già di suo come ministro dell’istruzione è come Brunetta alla PA) ci sia una del bunga bunga, un’oca che è preparatissima solo in smalto, rossetto e diaframma: in che condizioni metterà la scuola un’incapace brava solo ad aspirare liquidi?
Questo è il problema principale e non altri: che i peccati del premier, indifferenti per un privato cittadino, diventano rilevanti per noi contribuenti perché possono mettere in pericolo la sicurezza (vedi caso D’Addario) e la ricchezza nazionali. Ne parlavo già quando uscì fuori quel bel tomo di Stracquadanio.
Ogni donna ministro, deputato o consigliere deve arrivare in quella posizione per le sue capacità politiche, tecniche, etc, non per la sua facilità di darla via.
Poi ci sarebbe da discutere il fatto che il nostro primo ministro è un bugiardo patologico: “è la nipote di Mubarak” è a un livello superiore anche a “sconfiggeremo il cancro in tre anni”. Un sintomo della fine dell’impero molto interessante.