Pochi minuti fa la corte d’appello di Palermo ha deciso di confermare la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa per Marcello Dell’Utri, esponente di spicco di Forza Italia e grande amico di Silvio Berlusconi. Tuttavia la corte ha ridotto a sette gli anni di reclusione: in primo grado, infatti, il senatore era stato condannato a nove anni.
Un’altra parte interessante della sentenza è che il reato è stato confermato solo fino al 1992 (quindi prima della discesa in campo di Berlusconi). Per gli anni successivi è stata decisa l’assoluzione con la formula “il fatto non sussiste”: la chiave è Gaspare Spatuzza, che ha parlato di rapporti mafia-Forza Italia durante e dopo le stragi de 1993, ovvero capire se la Corte ha giudicato il pentito inattendibile o non determinante. Lo sapremo con le motivazioni, nelle prossime settimane.
Si tratta dello spettro della sentenza Andreotti: quest’ultimo, infatti, si è visto riconoscere le relazioni con la mafia fino al 1980 (reato prescritto), mentre per gli anni successivi v’è stata assoluzione. E sappiamo tutti com’è andata a finire: molti giornali e telegiornali continuano a parlare solo dell’assoluzione e non del reato commesso, sicché l’opinione pubblica non sa che è stata governata per anni da amici dei mafiosi.
Temo che la sentenza Dell’Utri non farà eccezione, e che Minzolini avrà gioco ancora più facile rispetto alla sentenza Mills, poiché stavolta un’assoluzione c’è davvero, ma dimenticherà il piccolo dettaglio del fatto che Dell’Utri ebbe rapporti con la mafia almeno fino al 1992. Ci sono anche buone possibilità che lo definisca eroe, come già fece Berlusconi con Mangano. Spero di sbagliarmi.
Non parlo di dimissioni per Dell’Utri, per ovvi motivi.
Intanto le ombre su uno Stato in pugno alla mafia aumentano. Sono dimostrati i rapporti fra mafia e grandi esponenti politici della Prima Repubblica. Sono dimostrati rapporti fra mafia e grandi esponenti della Seconda Repubblica (almeno fino al secondo grado di giudizio). C’è quel dettaglio che la mafia, durante i mesi della transizione fra le Repubbliche, compì numerose stragi, per fermarsi poco prima della discesa in campo di Berlusconi, il quale ebbe rapporti (anch’essi dimostrati) con almeno un mafioso, ovvero Vittorio Mangano, che lo zar di Hardcore ha definito “eroe”, lo stesso titolo che hanno Falcone e Borsellino, fra gli altri.
Senza dimenticare, poi, gli altri individui poco trasparenti che han fatto carriera in politica e che sono accusati di avere rapporti con le mafie (come Cosentino, che se non fosse deputato e sottosegretario sarebbe dietro le sbarre, o come Cuffaro, di cui si attende la sentenza d’appello a giorni, esponente di quell’UdC che si prepara a entrare nel governo – con il ministero dello Sviluppo Economico, altrimenti mi sfugge il motivo per il quale l’interim prosegue).
Non siamo messi per niente bene, se poi consideriamo i pregiudicati vari, gli altri condannati, quelli indagati e quelli impediti (ovvero che non si capisce se ci sono o ci fanno).
È un vaso di Pandora talmente pieno che ho quasi paura di aprirlo.