Premetto che non ho visto la trasmissione “In 1/2 ora”, quindi mi baso sulle ricostruzioni giornalistiche (La Repubblica, Corriere, Il Giornale). Ma alcune frasi di Angelino Alfano destano la mia perplessità. La prima è:
[sul legittimo impedimento] una indagine giudiziaria e tutto quanto ne consegue non possono intaccare l’autonomia e la sovranità del Parlamento e l’agenda politica
Brevemente sull’agenda politica: va bene che si debbano rispettare gli impegni presi davanti al popolo, ma l’agenda politica viene decisa dal Governo nella sua interezza. Ho qualche dubbio sul fatto che un singolo ministro che si dimetta per farsi processare castri la funzione di indirizzo politico. Va detto, però, che al governo ci sono plurimputati, quindi sarebbe effettivamente una moria di ministri. Ma lasciamo stare.
Per il resto, tutto giusto nei principi, ma il legittimo impedimento copre il Governo, non il Parlamento, ovvero i ministri e non i parlamentari. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita attraverso il Parlamento, che poi esprime il Governo. Insomma, la sovranità non è del Parlamento, e, ancora, il Governo non è proprio autonomo, in quanto il Parlamento (che è invece pienamente autonomo) lo controlla (almeno leggendo la Costituzione, nei fatti avviene il contrario, il Parlamento è al guinzaglio di Silvio Berlusconi). Insomma, quel che ha detto Alfano è privo di senso, a mio avviso.
Se si vuole garantire l’autonomia e la sovranità del Parlamento, allora parliamo di misure che rendano i parlamentari immuni da attacchi giudiziari basati su contrasti politici, e poi, solo poi, relativamente ai ministri in quanto parlamentari. Ma non ai ministri in quanto tali. Davvero non ha alcun senso, né mi paiono sciocchi i rilievi di incostituzionalità contro il legittimo impedimento (che, per stessa ammissione del testo del ddl, è solo una norma ponte in attesa dell’immunità costituzionale). E veniamo quindi alla seconda frase:
L’espressione immunità è diventata un sinonimo di illegalità. Questa equazione va smontata.
Eh, no, caro mio. L’espressione immunità non è diventata sinonimo di illegalità, bensì di impunità. I parlamentari hanno utilizzato e utilizzano i privilegi previsti dall’articolo 68 della Costituzione (prima e dopo la riforma) per evitare processi che nulla hanno a che fare con la loro carica. Non si trattava e non si tratta spesso e volentieri di persecuzione politica, ma di reati di corruzione, riciclaggio, perfino di mafia. Io sono rimasto nauseato quando ho visto ad Annozero Nicola Cosentino girare tranquillamente per le vie di Roma: una persona normale, al suo posto, sarebbe dietro le sbarre, perché vari gradi di giudizio hanno ritenuto legittima la richiesta di arresto. Questa è impunità.
L’illegalità, semmai, è commessa dal Parlamento quando nega l’arresto (o l’uso delle intercettazioni o tutto il resto) quando non vi è fumus persecutionis.
Insomma, a me pare che Alfano, quando parli, non sappia esattamente di che cavolo stia parlando. O che lo sappia e dica delle emerite scemenze: usare begli slogan per far passare incredibili falsità nelle orecchie del cittadino medio, che spesso non sa di che accidenti si sta parlando. Ed è meglio così, perché passa l’idea che il legittimo impedimento e persino l'(abuso dell’)immunità sia fatto per il suo (del cittadino comune) bene, mentre invece è chiaramente per il suo male.
Sul problema dei tribunali non più competenti riguardo i processi di mafia magari ci torno quando avrò più tempo, perché ci sono osservazioni veramente interessanti da fare.