Elio Letizia, in un’intervista, finalmente fa luce sul suo incontro con Silvio Berlusconi (una delle dieci domande poste da la Repubblica al premier). Afferma, sostanzialmente, che lo incontrò nel 2001 durante una manifestazione, gli chiese se potesse donargli dei libri antichi e, ricevuta risposta affermativa, ha cominciato a inviarglieli. Poi quando è morto il figlio, Yuri Letizia, sempre nel 2001, è cominciata la forte amicizia: il premier commosso rispose alla notizia con una lettera scritta a mano. Noemi Letizia aveva dieci anni e tale età ammette che questa chiamasse “papi” il premier.
Una ricostruzione innocente, di cui non c’è niente di cui vergognarsi e che, anzi, mette in buona luce il presidente del Consiglio.
Dunque perché frullarci i maroni per settimane? Perché, anche quando la pressione è diventata insopportabile, nascondere questa verità (se di verità si tratta) a favore di una (ancora più infamante, a mio avviso) amicizia con Letizia quando questi era autista di Craxi (cosa falsa, ma questa fu la prima ricostruzione del premier)? Berlusconi voleva montare intenzionalmente un caso mediatico (l’ennesimo), figurandosi eccezionalmente reticente su una vicenda che gli è evidentemente sfuggita di mano, pur di attirare l’attenzione della stampa mondiale? Per nascondere poi cosa, un’amicizia assolutamente normale? In effetti l’amicizia innocente con Letizia sfigura un sacco accanto alle amicizie “ombrose” che legavano Berlusconi con il compianto eroe della mafia Vittorio Mangano e con Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado per reati legati alla mafia e a sua volta amante di libri antichi.
Insomma un silenzio durato settimane senza alcuna spiegazione logica. E infatti adesso siamo punto e da capo: Berlusconi voleva montare il caso Noemi o serviva tempo perché il suo ufficio stampa creasse questa storia innocente?
In ogni caso, mancano ancora nove risposte.