Site icon Tooby

Refusi

Mi viene segnalato un comunicato stampa dell’ambasciata giapponese in Italia.

Il 30 aprile Il Giornale pubblica l’articolo dal titolo “Lambertow premiato dai giapponesi”, a firma della “redazione”. Il “Lambertow” altri non è che Lamberto Dini. Colui che nel giro di un anno è passato dal PD al PD-con-la-L grazie al LD (non è un gioco di parole, ma la pura realtà). Il già Presidente del Consiglio (post Berlusconi I) è stato premiato per “il consolidamento delle relazioni bilaterali tra Giappone e Italia impegnandosi, durante il suo mandato al ministero degli esteri, alla realizzazione di eventi culturali tra 2001-2002”. La testata di proprietà della famiglia Berlusconi, piuttosto che sottolineare la vincita del premio, preferisce ironizzare: “Tempestivi, non c’è che dire”.

Ma è la premessa al pezzo che ha dell’incredibile. È infatti scritto: “Lambertow fa incetta di consensi tra i musi gialli giapponesi.” Si può sorvolare sul “Lambertow”, che sarebbe la pronuncia del nome con l’accento nipponico, ma sarei curioso di conoscere la stimabile persona capace di estrarre una simile perla. La responsabilità è della “redazione”. E chi è il direttore della testata? Proprio lui, Mario Giordano, l’innovatore di Studio Aperto, la testata dei grandi scoop come il confronto all’americana tra i concorrenti della Talpa 3 e le irruzioni clamorose di Lucignolo.

Ora il direttore è, di fatto, responsabile della frase, stereotipata, strariciclata, ma soprattutto razzista (l’ambasciata la descrive come una “connotazione dispregiativa e molto negativa […] neppure necessaria nel contesto”). Posso comprendere che il periodo possa ispirare certe idee, ma rischiare addirittura incidenti diplomatici…

A meno che la “redazione” non abbia visto di recente Dragon, film in cui si accennava a questa scriminante. E qualche testa pensante credeva si trattasse di una locuzione comune.

Sempre quella “redazione” che, più semplicemente, potrebbe essere stata fraintesa. Forse.

Exit mobile version