Il puntuale Vittorio Zincone, come ogni settimana, cura un’intervista sul Corriere della Sera Magazine rivolta ad un personaggio pubblico.
Questa settimana, a rispondere alle domande del giornalista, è stato Gaetano Quagliariello, presidente vicario dei senatori del PdL. Prima stoccata: con Gasparri, Cicchitto e Bocchino costituirebbe “la banda dei quattro”. Il politico risponde che preferirebbe, più modestamente, l’appellativo “quattro moschettieri”, altrimenti potrebbe aversi “un’ immagine post-maoista”. Accoppiamento di parole che equivarrebbe a “comunista”, nel senso dittatoriale. Tuttavia, resta un mistero il perché “banda dei quattro” sarebbe una definizione di sinistra antidemocratica.
Sulla difficoltà della successione post-Berlusconi, invece, Quagliariello spolvera le qualità che lo rendono professore di storia contemporanea alla LUISS e scomoda Max Weber, giudicando il suo leader come dotato di “carisma democratico”. Poi ricorda il suo passato, prima repubblicano, poi radicale “su posizioni liberali”. Ora si vergogna di essere stato a suo tempo un antinuclearista e fa anche i nomi Churchill e Gladstone (che cambiarono sponde politiche, in Gran Bretagna) in base al discorso sui diritti di aborto e divorzio. Una volta “diritti civili da garantire”. Oggi da ostracizzare, perché bloccherebbero vita e famiglia.
Sull’affermazione di Zincone “queste obiezioni non la scompongono”, il senatore tira fuori dal cilindro l’epitaffio di Sciascia: “contraddisse e si contraddisse”. A quanto pare è un amante delle citazioni: già nel 1981 chiamò in causa Ernesto Rossi parlando di fascismo: “Oggi un regime fascista non avrebbe bisogno di manganelli: gli basterebbe convincere le coscienze con il potere delle televisioni”. Sempre in proposito: ipse dixit?
Interpellato sulla candidatura di “soubrette e letteronze” (parole del cronista), Quagliariello sostiene che è stata una “quota di intuizione che compete ad un leader carismatico”, che le cose si possono comprendere “leggendo le liste”, che “ne sono state candidate una o due” e che “Carfagna e Gelmini sarebbero diventate così brave”. Innegabile (forse). Allora qual era l’utilità nel fare lezioni di politica per le cosiddette “Europeine”, se era ovvio che alcune sarebbero state eliminate dalla corsa prima del tempo? E, comunque, non risulta che la Gelmini appartenesse a questa “categoria” di candidate…
Alla domanda “a cena col nemico?”, Quagliariello non ha molte titubanze: Nicola Latorre. Motivazione: “almeno si cazzeggia”. E vorrei ben vedere: Latorre, ora senatore quota PD, era rimasto invischiato nell’affare dei “furbetti del quartierino” e non ha molti problemi nell’attaccare i propri compagni di partito (stando alle intercettazioni pubblicate dagli organi di stampa: Fassino “non capisce un tubo”, secondo la sua opinione) o aiutare qualcuno dell’opposizione quando serve.
Domande di cultura generale: ovviamente ci si aspetta che un senatore, per di più professore di storia contemporanea, sia un uomo che abbia sufficienti conoscenze in più materie. Vabbè, salvo eccezioni… Comunque, passato l’esame di geografia (confini di Israele), risponde “non lo so” sul contenuto dell’articolo 139 della Costituzione, che sancisce la rigidità della Repubblica. Nel contempo, coglie l’occasione nel dire che avrebbe votato monarchia nel ’46, conscio degli “errori terribili dei Savoia” ma anche della “continuità” che fa capo ad un “liberale conservatore”, come suole definirsi.
Per le date, Zincone gli domanda dove fosse il 9 novembre del 1989. Fra pochi mesi si festeggerà il ventennale dalla caduta del Muro di Berlino. Ma, evidentemente, l’onorevole professore di storia contemporanea deve aver avuto un’amnesia e si chiede “che succede il 9 novembre…?” Logico: una vita fatta tutta di studi sarebbe davvero noiosa. Allora, con Gasparri, compone rime impegnate come “Il Napoli l’Inter doma/La Roma ormai è in coma./È finita la dieta,/è tornato il poeta”, mentre nel suo studio fa mostra di sé un tavolo votivo dedicato alla squadra partenopea.
Un liberale conservatore è sempre devoto alla cultura e alle tradizioni. A convenienza?