[la liberalizzazione dell’edilizia] serve per smuovere l’economia e in particolare l’edilizia da sempre ferma e impastoiata da mille burocratismi
Ma per il CRESME:
nel 2000 [le nuove abitazioni] erano 159 mila. Lo scorso anno quasi il doppio: 287.000 (che salgono a 323 mila se includiamo gli ampliamenti di edifici esistenti). Un balzo di oltre l’80 per cento, che sarebbe stato anche maggiore se nel 2008 non si fosse registrata una lieve flessione.
Per l’Agenzia del Territorio:
tra il 2003 e il 2007 il patrimonio residenziale complessivo (cioè lo stock esistente) è salito da 28,8 milioni di abitazioni a 31,4: 2 milioni 600 mila in più.
Insomma, si costruisce come ai tempi della cementificazione selvaggia a colpi di condoni della Milano da bere di Bettino Craxi negli anni Ottanta.
Ma non ci sono ancora abbastanza abitazioni. Perché? Perché agli speculatori edilizi non interessa costruire le case per l’impiegato o per l’operaio da vendere a prezzi stracciati o ad affitto calmierato.
La liberalizzazione, pertanto, deve avvenire soltanto se si soddisfano due requisiti: niente case di lusso e basso impatto ambientale. Altrimenti non serve a nessuno. A parte speculatori edilizi e, ovviamente, la mafia.
Fonte: la Repubblica