Per il presidente della Federal Reserve Ben “l’elicottero” Bernanke la recessione durerà tutto il 2009, che si ricomincerà a crescere nel 2010 e che la ripresa sarà completata entro il 2012.
Bernanke mi sembra abbastanza ottimista, ma è tuttavia realistico: come detto qualche giorno fa una recessione di durata relativamente breve ci può stare (io stimerei il ciclo sui 16-24 mesi, seguendo la tesi Bernanke – e siamo già al 14mo). Il problema è il dopo.
Mi spiego: siamo in un periodo di disinflazione. Che significa? Che consumiamo poco, come ci dice anche l’indice della fiducia dei consumatori che è crollato questo mese ai minimi dal 1967.
Consumiamo poco perché non abbiamo soldi, e se ce li abbiamo tendiamo a metterli sotto il materasso in attesa di tempi più duri.
Se consumiamo poco le imprese non producono, non guadagnano e non pagano gli stipendi, ovvero licenziano ovvero si consuma sempre meno.
Direte voi: ma come, le cose che fino a ieri ci servivano oggi non ci servono più? La risposta, ovviamente, è no, ci servono ancora, solo che le compriamo solo se sono davvero necessarie, o le compriamo più tardi. Pensiamo al mercato delle automobili: in tempo di vacche grasse la domanda era alta e le imprese producevano automobili. Poi è arrivata la crisi, e si vendevano sempre meno macchine. Tuttavia le imprese continuavano a produrre auto che non riuscivano a vendere (magari, pensavano, è un calo passeggero).
Nasce quindi un problema di scorte: le imprese smettono di produrre perché hanno i magazzini pieni. Quindi per far ripartire l’economia bisogna che i magazzini si svuotino. Ma perché si svuotino occorre che la gente consumi, ovvero che abbia un lavoro, uno stipendio, che però le stesse imprese negano, licenziando e cassintegrando. Inoltre tenere delle scorte costa (proseguendo l’esempio delle auto, le macchine non devono arrugginirsi, altrimenti non verranno mai vendute e saranno soldi persi), così come costa la manutenzione dei macchinari (che se lasciati soli a sé stessi finirebbero per diventare ferrovecchio). Quindi le imprese spendono comunque soldi anche se non producono e non vendono.
E allora è qui che entrano in gioco le banche: le banche dovrebbero prestare denaro alle imprese, perché possano mantenere le scorte, smaltirle piano piano e poi mantenere efficienti i macchinari per ricominciare a produrre. Oppure dovrebbero prestare denaro a nuove imprese che possano sostituire le vecchie, anche con nuovi prodotti e innovazione.
Ma le banche non prestano denaro, e non lo prestano perché il momento non è buono, i soldi sono diventati piuttosto rari, perché non si sa ancora bene quali siano le mine del sistema, i punti deboli, le istituzioni che falliranno a causa dei titoli spazzatura, e allora le banche preferiscono tenere i soldi nei propri forzieri, investire in titoli a breve facilmente smerciabili (come i Bot che oggi hanno raggiunto un nuovo minimo).
Gli obiettivi dei Governi quindi sono stabilizzare il sistema, aumentare la trasparenza (il che significa ridare fiducia) e sostenere la domanda (soprattutto in innovazione, come le energie rinnovabili) perché le scorte possano andare esaurite il prima possibile e/o perché nuove imprese si affaccino sul mondo, assumendo e pagando stipendi. In giro per il mondo lo si sta già facendo (in Italia no, lo dico chiaro e tondo).
Il tutto in linea con le previsioni di Bernanke. Il problema, però, è sempre lo stesso: le politiche che i Governi stanno mettendo in campo funzioneranno come previsto? O funzioneranno poco? O non funzioneranno affatto? Dalla risposta dipenderà se il 2010 vedrà una forte ripresa, una ripresa lenta o nessuna ripresa.
Visto che il ciclo ha raggiunto il suo picco nel dicembre del 2007, potremo sapere qualcosa in primavera/estate. Ne riparleremo, ma al momento non c’è nulla che faccia pensare ad una ripresa nei prossimi sei mesi.