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Scontro fra le procure, facciamo un po’ d’ordine: trasferire il procuratore Apicella… why not?

Breve riassunto delle puntate precedenti, prima di parlare di Alfano e il buco nero che sembra avergli disintegrato il cervello:

  1. Luigi De Magistris, che prima che magistrato è cittadino italiano, denuncia alcuni magistrati di Catanzaro, che prima di essere magistrati sono cittadini italiani, e lo fa presso la procura di Salerno, che è competente per i reati commessi dai magistrati di Catanzaro;
  2. La procura di Salerno si mette ad indagare (visto che l’azione penale è ancora obbligatoria) e chiede a Catanzaro la copia di certi atti, che Catanzaro nega più volte, adducendo motivi insussistenti, perché quei fascicoli stanno prendendo la polvere da quando De Magistris se n’è andato (circa un anno prima);
  3. Seguendo la procedura, a un certo punto (dopo diversi mesi) a Salerno passano alle vie di fatto, dolorose ma legali (coi normali cittadini succede così): sequestri e perquisizioni;
  4. Catanzaro commette un abuso: denuncia la procura di Salerno e controsequestra i fascicoli, che quindi vengono tenuti d’occhio da due militari, uno mandato da Salerno, l’altro da Catanzaro. La mossa di Catanzaro, però, è illecita, visto che avrebbe dovuto presentare denuncia presso la procura di Napoli (competente per i reati di Salerno), chiedendo magari il sequestro d’urgenza dei fascicoli, che in questo modo sarebbero stati comunque sottratti a Salerno.

Questi sono i fatti: sui media tradizionali abbiamo letto di una guerra, ma di guerra non si è trattato. C’è una procura che ha fatto il suo dovere (Salerno) e una che ha abusato dei propri poteri (Catanzaro). Notate: ho riassunto la vicenda senza neppure accennare a quali siano le accuse di De Magistris verso Catanzaro; senza dire su quali casi stava indagando De Magistris. Tutte cose di cui non ci importa.

Ma evidentemente in questa faccenda sono importanti: perché non si spiega che abbiano fatto di male quelli di Salerno; perché non si spiega perché il ministro (colpi di tosse) Angelino Alfano abbia chiesto la sospensione addirittura dallo stipendio per il procuratore capo di Salerno, Luigi Apicella, che in tempi di crisi significa ridurlo alla fame. Spietato Alfano, altro che Clemente (Mastella).

Alfano ha detto che quelli di Salerno hanno agito in “«un’assoluta spregiudicatezza» nell’esercizio delle loro funzioni, «un’assenza del senso delle istituzioni e del rispetto dell’ordine giudiziario», e «un’eccezionale mancanza di equilibrio»”.

Ma questo è assurdo: un cittadino fa una denuncia presso la procura competente contro un magistrato e questa non deve muoversi per rispetto delle istituzioni? Ma allora è vero che esiste una casta dei magistrati: esiste nella testa bacata di Alfano!

Ancora (sempre da repubblica.it): “Nell’atto di incolpazione il ministro definisce «abnormi» le azioni compiute dai pm di Salerno. «Non per cercare prove – dice – ma nell’ottica di una acritica difesa di Luigi De Magistris e con l’intento di ricelebrare i processi che gli erano stati avocati»”.

Alfano continua a calpestare la giustizia che dovrebbe amministrare: la procura di Salerno non poteva ricelebrare quei processi perché non è competente. Lo so pure io che non sono né ministro né avvocato come Alfano. La procura di Salerno doveva fare quello che fanno tutte le procure del mondo (civilizzato): dare una risposta a un cittadino che ritiene di aver subito un torto. De Magistris crede di aver subito un torto e Salerno indaga. Punto. E siccome l’oggetto della denuncia sono quei fascicoli è normale che Salerno ne chieda una copia. Che Catanzaro ha negato, più e più volte. E quando un indagato si nega, la forza pubblica si muove. Esattamente come si è mossa Salerno.

Ancora, lo ribadisco, io quei fascicoli li ho menzionati solo astrattamente, visto che c’entrano solo marginalmente nello “scontro fra procure” (sono, invece, il fulcro della sola denuncia di De Magistris). Eppure Alfano li menziona come se quei fascicoli fossero fondamentali, mentre invece non lo sono: l’oggetto di questo ginepraio è “quale procura non ha seguito le leggi e le procedure?”, non “Salerno voleva aiutare De Magistris” oppure “Catanzaro ha complottato contro De Magistris?”. Sono cose terribilmente diverse.

Non solo, lo stesso Alfano che esercita una facoltà che ha uno scopo fondamentale: accelerare il trasferimento di tutti i magistrati chiamati in causa (specialmente Apicella, tirato in ballo anche dal procuratore generale della Cassazione, che ha lo stesso potere di Alfano). Non solo, si tratta di un abuso (come tanti altri commessi da altri politici, come per le autorizzazioni a procedere) di una facoltà: Alfano non deve entrare nel merito. Non sono cazzi suoi, per dirla papale papale: il merito (De Magistris è vittima di un complotto o no) spetta al potere giudiziario; al pm; al GIP, al GUP, al Riesame, al Tribunale, alla Corte d’Appello, alla Cassazione.

A cosa è dovuta questa urgenza? Perché il ministro e il CSM si comportano come dei rincoglioniti? Alfano e il CSM si sarebbero mossi allo stesso modo se due procure diverse si fossero comportate come Salerno e come Catanzaro, ma per fascicoli non così “delicati” come quelli dell’inchiesta “Why not”?

Poi se volete approfondire le inchieste di De Magistris, accomodatevi. Magari dirò due parole a riguardo in futuro. Ma in un altro post: in questa sporca faccenda non c’entrano niente.

(Per qualche cavolo di disguido, questo articolo non è stato pubblicato quando l’ho scritto, il 10 – il giorno della presa di posizione di Alfano: era programmato per il 10 gennaio a 00:10, ma WordPress non l’ha pubblicato.)

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