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Ancora sull'”abbronzato” di Berlusconi: risposte ad assurdità varie

Ho avuto il piacere di leggere un blog tenuto da un blogger, secondo la mia modestissima opinione, alquanto illiberale. In un recente post costui affermava che Obama non sarebbe offeso dalla battuta di Berlusconi, e che questa storia era tutta una montatura della sinistra. Io gli ho risposto, facendogli notare diverse cose, come vedremo fra poco, che smontavano tale opinione. Quest’ultimo, per tutta risposta, ha ritenuto opportuno moderare il mio commento, che dunque è sparito dalla rete.

Siccome in tale commento dicevo una serie di cose che ritengo sensate, vorrei riportarle qui, con le medesime parole (cercando, ovviamente, di unirle ad un contesto comprensibile). Mi scuso per questa digressione, ma non credo ve ne saranno altre, visto che eviterò di annoiarvi rispondendo a distanza ad interventi che non dicono nulla di concreto e di coerente. Va detto che sulla vicenda avevo già espresso un parere qui.

Innanzitutto vorrei aggiungere una cosa che non c’era nel commento, ma che ritengo importante. Già il titolo dell’intervento era errato: io credo che Obama, per il suo colore della pelle, ne abbia passate abbastanza da avere imparato a fregarsene di simili uscite infelici. Dunque Obama non si è per niente offeso a mio avviso, diverso da quello del blogger di cui sopra. La così definita “sinistra”, in effetti, ha fatto semplicemente notare che l'”abbronzato” pronunciato da Berlusconi appariva (e secondo me, è) razzista. Già il titolo, insomma, distorce grandemente la realtà. Chi ben comincia è già a metà dell’opera.

Va detto che Obama ha telefonato prima a svariati capi di vari Paesi e che solo molto poi abbia telefonato a Berlusconi. Prima di Berlusconi, Obama avrebbe chiamato un’ottantina di capi di governo, fra i quali i leader di Messico e Corea del Sud, dopo, ovviamente, i leader dei principali Paesi del G8. Solo poi ha chiamato Berlusconi, ed era praticamente un obbligo. Berlusconi ha fatto gli auguri ad Obama come prevede l’etichetta e come da etichetta Obama lo ha chiamato per ringraziarlo.

In secondo luogo, ritenere l’articolo del New York Times l’effetto di un ordine di una società segreta di cui farebbe parte Veltroni e vari altri giornali internazionali dovrebbe suonare ridicolo a me come a voi. Addirittura gli oltre mille commenti sarebbero stati lasciati tutti da italiani comunisti! Lascio a voi ogni eventuale commento del caso: io sono troppo impegnato a fermare la fuoriuscita delle budella a causa delle risate. Ieri sera poi mi facevano notare questo pezzo, nel quale si notava che i commenti all’articolo del NYT si dividevano fra statunitensi che mostravano con fierezza l’aver eletto un presidente nero (dimenticando di aver eletto Bush) e italiani che invece si scusavano e si vergognavano. Leggere prima di parlare dovrebbe essere un buon costume.

La cosa che però più mi ha fatto stupire è che anche sul sito di Forza Italia non mancavano persone che via SMS definivano quanto meno infelice quanto aveva detto Berlusconi (e non erano semplici comunisti, visto che poi lodavano altre misure prese dal governo).

Il mondo è spaccato fra l’indignazione e il senso del ridicolo, anche se, secondo qualcuno, non è vero. Basta dare una scorsa ai giornali esteri, che ci stanno prendendo beatamente in giro. Finora, registro articoli almeno da Argentina, Russia, UK (con la BBC che tira fuori gaffe di Berlusconi di repertorio), l’ovvia USA, Spagna, Francia e Grecia. Se addirittura Carla Bruni se ne vergogna, vuol dire che stiamo proprio messi male. Parlando d’Italia, insomma, tutto il mondo riprende la gaffe di Silvio. Questa è, insomma, l’immagine che il mondo ha di noi. Vi sembra che l’indignazione mondiale non ci sia?

Se poi ci sono americani che se la ridono e ci scherzano sopra non deve stupire. Ci sono alcuni Stati del sud degli USA (in particolare uno, il più grande) dove la gente di colore viene condannata a morte solo perché si trovava a passare da quelle parti ed era nera (o abbronzata). Se degli americani di questi luoghi se la ridono, insomma, è assolutamente normale, visto che il nero è visto come un subumano. Dubito che a New York o a Los Angeles siano in molti a pensarla così.

Fin qui le affermazioni nel merito. L’articolo poi è stracolmo di affermazioni che nulla hanno a che vedere con l’argomento, e che appaiono sconnesse quanto ridicole, in particolar modo perché danno l’idea di un gatto che tenta con gli artigli di rimanere aggrappato ad uno specchio: popolarità del governo (in calo, come fanno notare gli ultimi sondaggi), quella dell’opposizione (con di Pietro che raddoppia i consensi) e imprecazioni contro la sinistra fuori dal Parlamento, definita terrorista. Non può mancare poi l’attacco a Veltroni, il quale non avrebbe mai e poi mai avuto l’altissimo onore di essere convocato al Congresso USA per tenere un discorso, come fece Berlusconi nel 2006. Cosa c’entra con Obama abbronzato? Non lo so, ma spieghiamo cos’è successo in quel marzo 2006.

Basta appellarsi alla real politik, oltre che al buon senso, per rispondere. Bush aveva un disperato bisogno di consensi, per cui chiunque lo lodasse pubblicamente era il benvenuto. All’epoca si stavano avvicinando le elezioni di mid term del 2006 e Bush temeva di perdere la maggioranza sia al Senato che alla Camera (cosa che poi effettivamente avvenne e di brutto). Non solo: il mese successivo ci sarebbero state le elezioni anche in Italia e anche Berlusconi aveva bisogno di consensi visto che rischiava di perdere (cosa che poi effettivamente avvenne, anche se di poco). Tutta campagna elettorale, insomma, uno scambio di favori fra due disperati che sentivano la sconfitta, altro che grande onore…

Cosa c’entrino tutte queste cose con la gaffe di Berlusconi, io non l’ho capito. Probabilmente mancavano gli argomenti per giustificarlo, e allora si tira fuori tutto il possibile, magari sviando il discorso verso le opposizioni mangiabambini, secondo una pratica Cicchitto-Bonaiuti che ormai ci è stranota. A questo punto conveniva direttamente appellarsi alla clemenza della corte: l’articolo sarebbe sembrato meno ridicolo e privo di significato, ma ugualmente utile.

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