Enrico Boselli è il candidato premier per il Partito Socialista, affiliato all’Internazionale Socialista e al Partito Socialista Europeo. Boselli dovrebbe rappresentare i socialisti, quelli veri, quelli che non sono comunisti (la Sinistra – l’Arcobaleno) e quelli che si chiamano socialisti solo per fare propaganda (il Partito Democratico).
Il socialismo italiano è ancora fermo agli anni precedenti al fascismo: le dottrine sono sempre le stesse, e non potrebbe essere altrimenti. In Italia abbiamo ancora anacronistici comunisti convinti fino al midollo e fuori dal tempo, mentre il comunismo muore ovunque, e pure la Cina se n’è accorta (per non parlare della Russia); abbiamo socialisti che sono ancora marxisti (il fu Partito dei Democratici di Sinistra, oggi Partito Democratico) e che oggi sono più al centro che a sinistra.
Boselli, quello che dovrebbe rappresentare la rinascita del socialismo italiano, che dovrebbe porre fine alla diaspora dei socialisti (che da Tangentopoli a oggi sono finiti un po’ ovunque, attirati un po’ dai soldi di Forza Italia, come Fabrizio Cicchitto, insieme a qualche comunista tipo Sandro Bondi, un po’ dal PDS, un po’ da Rifondazione), Boselli, che con coraggio si candida da solo per affermare le proprie idee socialiste, Boselli offre un seggio a Clemente Mastella. Quel Mastella che saltando da un lato all’altro dello schieramento non ci ha permesso di capire quale sia la sua ideologia.
Boselli, che neppure sa cos’è il socialismo (e in Italia non lo sa nessuno), vuole candidare qualcuno che è talmente al centro da stare sia a destra che a sinistra.
All’estero il socialismo è stato oggetto di varie e grandi revisioni (nel 1959 e nel 1989 in Germania, con Tony Blair nel Regno Unito e oggi in Spagna con José Zapatero), e grazie a queste riforme sono stati al governo e hanno ottenuto grandissimi risultati (basti ricordare che a dicembre dello scorso anno la Spagna di Zapatero ha superato l’Italia per reddito procapite), in Italia il Partito Socialista vuole candidare Mastella (che per fortuna ha rifiutato, dimostrando un minimo di dignità).
Il socialismo che ha cambiato l’Europa in Italia non esiste. E gli effetti si vedono: il resto del mondo va avanti, l’Italia rimane ferma; è il prezzo da pagare per non avere una vera sinistra da alternare ad una vera destra (che neppure esiste, ma per altri motivi). A voler riassumere la situazione politica italiana, abbiamo solo gli anacronistici comunisti, i presunti socialisti e addirittura il pentapartito, che oggi è il bipartito (PD e PdL).
Non so a voi, a me tutto questo ricorda l’Italia dell’Assemblea Costituente. Complimenti, siamo ancora negli anni Quaranta: cambiate calendario.