Il governo italiano rischia di cadere a poche settimane dall’inizio del “rito” che porterà al rinnovo dei consigli di amministrazione e delle direzioni delle più grandi imprese in mano al Ministero del Tesoro.
Si parla di azienducole del calibro di Alitalia, Eni, Enel, Terna, Tirrenia, Finmeccanica , ovviamente la RAI. Questa cosa mi ricorda il fatto che Mastella, che ha causato la crisi di questo governo, ha fatto o cercato di fare la stessa cosa con le aziende sanitarie campane: imporre dirigenti a lui vicini. E lo stesso vogliono fare a Roma, fra Montecitorio, Palazzo Chigi e Palazzo Madama. Cavolo, sono tutti uguali.
Il governo tecnico, d’altro canto, accontenterebbe tutti: grande coalizione, poltrone spartite fra tutti, magari si riesce ad arrivare anche al fatidico giorno di ottobre in cui deputati e senatori matureranno la pensione.
L’Italia ha bisogno di un governo che lavori, che faccia riforme, che riduca il debito, perché la BCE minaccia di aumentare i tassi di interesse per controllare (come da Trattato) l’inflazione, facendo schizzare il debito pubblico italiano a livelli stratosferici. E un debito alto, una finanza pubblica malsana strozzano la crescita e aumentano la povertà (ho l’esame di macroeconomia fra qualche giorno: se in una pausa dallo studio guardo i telegiornali, ripenso a come interpretare i dati macroeconomici che vedo e mi viene quasi da piangere). I politici non se ne preoccupano, perché sono cose che ricadono nel lungo periodo, quando loro non ci saranno più e i loro figli saranno sistemati grazie all’aiuto di papà/mammà. Il resto del Paese si arrangerà.
D’altronde poco importa. A giugno, qualunque governo ci sarà, le aziende di bandiera italiane avranno nuovi dirigenti, i partiti che li avranno segnalati saranno soddisfatti. A ottobre, magari, si raggiungono i fatidici due anni, sei mesi e un giorno di legislatura, che assegnerà la pensione a tutti i parlamentari.
L’unica speranza, per come la vedo io, è il referendum: sapevate che in caso di elezioni anticipate esso viene sospeso? Che si andrebbe al voto di nuovo con il porcellum, l’antidemocratica legge elettorale che il suo creatore stesso, Roberto Calderoli, ha definito una porcata. Una legge basata sul proporzionale, che sovverte la volontà italiana che nel 1993 aveva chiesto un sistema maggioritario.
Poi se capiterà di ritrovarci come l’Argentina di qualche anno fa, per strada, a battere i mestoli sulle pentole per protestare contro i politici che ci hanno portato al falllimento…
Ma la speranza è l’ultima a morire…