Non ci vuole granché a collegare le notizie.
Numero 1: Berlusconi accusato di corruzione (voleva comprare senatori del centrosinistra, oltre ad aver messo le mani sulla RAI, unica presunta concorrente di Mediaset);
Numero 2: Mastella accusato di concorso esterno in associazione per delinquere, due episodi di concorso in concussione (il più grave reato di cui possa macchiarsi uno della Pubblica Amministrazione) e uno di tentata concussione, un concorso in abuso d’ufficio e due concorsi in falso.
Numero 3: L’indice di libertà economica pubblicato dal Wall Street Journal, pone l’Italia al 22mo posto (su 41) nell’indice sulla corruzione (con un punteggio di 49 centesimi – e c’è da aggiungere che fra il 18mo posto (Malta) e il 22mo ci sono 15 punti di differenza). A livello mondiale l’Italia è 44ma dopo Stati come le Bahamas, le Barbados, gli Emirati Arabi, il Qatar, il Bahrain, il Botswana, l’Oman, la Giordania e le Mauritius. C’è da dire che l’Italia, in questa classifica, è più vicina al fondo della classifica, dove troviamo Stati come Nord Korea (10), Birmania (19) e Bangladesh (20) che non alla vetta della stessa (si va da Nuova Zelanda, Islanda e Finlandia con 96 fino all’Austra, 11ma con 86 punti). In altri indici di libertà economica l’Italia si salva, ma solo perché buona parte delle decisioni economiche vengono prese dall’Unione Europea o vi sono parametri europei da rispettare (ad esempio, negli ultimi tempi abbiamo sentito di multe europee per la questione rifiuti, oppure di controlli sul bilancio italiano da parte della Commissione europea).
Insomma, la politica italiana dimostra sempre più a cosa assomiglia, e poi ci chiediamo come mai finiamo in fondo a tutte le classifiche del mondo (o in cima, quando si tratta di schifo).
Comprendo, da parte mia, le dimissioni di Mastella: dopo il caso De Magistris (che pure lo aveva accusato di qualche altro reato) non poteva nuovamente inviare gli ispettori né rimuovere il giudice che ha emesso l’ordinanza; sarebbe stato ovvio che non vuole farsi inquisire. Impossibile anche promuovere un altro indulto o un’amnistia (stiamo ancora scontando gli effetti del precedente, voluto da Mastella e molti altri per salvare altre persone accusate di altri reati contro la Pubblica Amministrazione). Che fare, dunque? La risposta è stata dimettersi e uscire dal Governo, per potere ricattarlo. Guarda caso, ieri aveva detto che l’Udeur avrebbe vigilato sui Di.Co., sulla famiglia, sulla religione (che non c’entra con uno Stato laico, ma vabé), mentre oggi emergono le vere intenzioni dell’ex ministro (leggi la notizia): si vuole usare il Governo per salvare la pelle della moglie Sandra e del suo partito (la pelle di Clemente Mastella è salva, in quanto il Parlamento non darà mai l’autorizzazione a procedere).
E tutto per salvare un partito che vale l’1,4% in Italia e che pure con i suoi voti può ricattare una maggioranza intera (guarda caso, nuove elezioni farebbero abortire il referendum che spazzerebbe via partiti del genere).
Per la serie, lo chiamavano il Bel Paese…