Dicono che Google stia progettando nei suoi famosi (famigerati?) X Labs dei minirobottini che se ne andrebbero in giro nel sangue. Quando questi minirobottini passano nelle vicinanze di uno smartwatch (presumibilmente dotato di Android Wear), manderanno un messaggio al medesimo e l’orologio comunicherà se è stato rilevato un tumore da qualche parte. Magari avranno pure la forma di ragnetti che scandagliano miliardi e miliardi di cellule alla ricerca di novità.
Rumors, roba che magari non vedremo per anni, o forse mai, ma non posso fare a meno di immaginare un futuro in cui il mio smartwatch rileverà che sto per svegliarmi, comunicando il tutto al tablet sul mio comodino, che squillerà e aprirà una scheda su Google Now dicendomi:
«Buongiorno John, stando ai tuoi parametri sanguigni stai sviluppando un tumore alla prostata. Ecco un elenco di proctologi nelle tue vicinanze, con mappa, indicazioni stradali e informazioni sul traffico. Vuoi che mandi una mail ai tuoi familiari?». Sì, manda anche un preavviso alle pompe funebri, magari.
E intanto le informazioni sulle mie cellule impazzite saranno date in pasto in forma anonima a giganteschi server che li digeriranno insieme a quelli di altri miliardi di persone e li riassumeranno in un foglio di calcolo che verrà venduto a chissà chi.
Forse esagero. Forse no, specie se metto insieme i tasselli: Google già sa molto di moltissimi individui sul pianeta grazie ai suoi molti servizi; sta sviluppando hardware abbastanza invasivi sia per l’utente (gli smartwatch) che per chi gli sta intorno (i Google Glass); ha acquistato Nest, un termostato che monitorerà le abitazioni ben oltre la semplice temperatura (per esempio potrà comunicare con il nostro smartphone Android per sapere se stiamo tornando a casa dall’ufficio e accendere il riscaldamento, oppure chiamerà i vigili del fuoco se sta bruciando la casa); Nest ha acquistato Dropcam, un servizio di monitoraggio a distanza delle abitazioni (una cosa che fa a pagamento ciò che io ho fatto gratis usando una webcam, ma vabbé, non tutti vogliono provare a essere geek).
Conosco l’obiezione: Nest e Dropcam non condivideranno dati degli utenti con Google. Ma la controbiezione è che non ci vuole granché a cambiare due righe nei ToS fra qualche anno. «Per migliorare la tua esperienza con Nest abbiamo apportato alcune modifiche ai nostri Termini di Servizio: clicca qui per leggere due milioni di pagine e conoscere cosa abbiamo cambiato». L’alternativa è smettere di usare un servizio che abbiamo usato ormai per anni, cui siamo abituati e di cui magari non possiamo fare più a meno.
Certo, nessuno ti obbliga a usare tutti quei servizi, specie se hai deciso di vivere senza ogni cosa che sia stata inventata dopo il 1987, ma non posso fare a meno di notare che ci stiamo muovendo a passi lenti verso la creazione di un mostro molto invasivo o, al contrario, verso il momento Standard Oil per Google.
Intanto continuo a usare i suoi aggeggi per mancanza di alternative valide o perché… beh, non posso più farne a meno.