Voi sapete che i tumori d’Italia, le caste che vivono di rendite di posizione, mi stanno lì. Oggi parliamo di quei tumori chiamati “spiagge”.
Gli stabilimenti balneari sono in rivolta perché hanno bisogno di altro tempo per adeguarsi alla direttiva Bolkenstein. Vogliono trent’anni. Pochi.
Questi bagninari, alcuni di loro chissà quanti decenni fa, hanno ottenuto una concessione statale, che veniva rinnovata automaticamente ogni sei anni, e fino a poco tempo fa non pagavano praticamente nulla: in sostanza, il terreno pubblico era concesso per via ereditaria, manco fosse un feudo. Guadagno facile, come tante altre caste che meriterebbero di essere asfaltate domani mattina.
Ma fossero solo i guadagni lo scandalo, ci metterei la firma.
Dicono vari dossier (ad esempio), praticamente il 90% degli stabilimenti presenta irregolarità; dice la Guardia di Finanza che lo scontrino è un animale mitologico per il 60% degli stabilimenti laziali; nel 2009 il giro di affari era di due miliardi, le concessioni venivano pagate 100. Milioni. E non parliamo degli abusi edilizi.
Che siamo tornati al Medioevo? Volete pure i valvassori e i valvassini?
Adesso giustamente l’Europa s’è rotta le scatole (ma pure le mie non sono poi così in forma): quel terreno è dello Stato e va assegnato con una gara competitiva, devi proteggerlo, valorizzarlo e pagarci le tasse.
Comprensibilmente un po’ di imprenditori del settore sono inorriditi. Non ci stanno, rischiano di dover cambiare il modello di business. Qualcuno potrebbe addirittura essere costretto a comprare un registratore di cassa.
All’inizio della trattativa i bagninari chiedevano solo 90 anni, che è più o meno il tempo necessario perché i mari si mangino le spiagge: com’è umano, signor bagninaro.
Chiedono tempo per adeguarsi alla normativa. Poveri. La direttiva Bolkenstein ha solo sei anni dopotutto. Eddai, su, rinnovaci questa concessione e poi se ci fanno la multa, la facciamo pagare a quei cretinazzi che pagano le tasse.
Di fronte a queste richieste, non posso restare insensibile. Io prorogherei tutto per 50 anni, rinnovabili per 99 volte e senza canone, aggratis. Ma a tre condizioni.
- nel momento in cui scatta la multa europea per infrazione, i prezzi di ombrelloni, sdraio e tutto quanto tornano a quelli del 2010, le tasse degli stabilimenti vengono aumentate fino a coprire l’ammontare della multa, e se non basta scatta la confisca pure delle mutande;
- essendo tornati al Medioevo, i gestori degli stabilimenti saranno comunque costretti a lavorare nei medesimi in qualità di servi della gleba;
- ogni manifestazione di protesta verrà sottoposta al vaglio dei cingoli dei carri armati.
Ma quelli che non sono casta come il sottoscritto dove sono? Per quanto tempo dovremo sopportare tassinari, farmacisti, notai, bagninari e tumori vari, che campano di rendita e non di lavoro?
Aggià, scusate, siamo troppo impegnati a perseguire sbeguladori fantasma con la Tobin Tax.