Le borse europee hanno tentato di costruire un supporto dal quale tentare un rimbalzo nel corso dell’ottava scorsa, chiudendo sostanzialmente con poche variazioni dopo i ribassi anche paurosi della settimana precedente.
L’osservato speciale della prossima settimana sarà fin da subito la Francia, con i risultati del primo turno delle presidenziali che vedono, oltre la “vittoria” del candidato socialista François Hollande, la grande difficoltà del presidente uscente Nicholas Sarkozy e il grande spolvero della destra nazionalista di Marine Le Pen. Specie quest’ultimo risultato sarà cibo per i mercati: comunque andrà, infatti, sarà la politica economica europea a risentirne, visto che gli elettori francesi sembrano voler bocciare in ogni caso l’asse Merkozy che ha imposto una linea economica all’Europa (la linea della Germania nella fattispecie) che viene vista da gran parte degli analisti economici come fallimentare.
È indubbio che il candidato socialista, in caso di vittoria, chiederà la revisione del fiscal compact e una spinta a una BCE che badi non solo al controllo dell’inflazione, ma pure alla crescita economica e all’occupazione, ma i tedeschi continuano a non sentirci da quell’orecchio e a tenere in ostaggio un Mario Draghi con le armi sempre più spuntate. Ma anche se invece dovesse vincere Sarkozy, visto il 20% conquistato da Le Pen, i nazionalisti potrebbero trarne giovamento e ostacolare il cammino dell’Europa proprio mentre c’è bisogno di un’Unione ancora più forte.
Va ricordato, infatti, che se nessuno dei Paesi dell’area Euro ha ancora deciso di uscire dalla moneta unica (sia esso la Germania o la Grecia), significa che il costo della rottura dell’Unione Monetaria è ancora più alto rispetto a quello del rimanere dentro lo scudo europeo. E considerando i miliardi spesi o persi durante la crisi dell’Eurodebito, la fine dell’Euro come lo conosciamo oggi non è per nulla un risultato auspicabile, specie se ci si arrivasse per considerazioni populiste che diventeranno forti con il cronicizzarsi della crisi (ammesso che sia vero, come detto dal viceministro italiano Grilli, che la fase acuta è finita).
Passiamo alle notizie che potrebbero muovere i mercati nel corso della settimana entrante: il lunedì comincerà con il rilascio nella notte europea della stima flash dei sondaggi dei direttori degli acquisti cinesi: il dato, come tutti gli indici PMI, servirà a dare indicazioni circa il futuro della seconda economia del pianeta. Il dato precedente si era attestato sotto i 50 punti che segnalano espansione dell’economia, a 48,5. Più tardi in mattinata verrà rilasciato lo stesso dato per Francia, Germania e per l’intera Eurozona (tutti sotto la soglia dei 50, con esclusione del PMI relativo ai servizi, lievemente sopra), mentre in Italia verrà reso noto il livello della fiducia delle imprese, che dovrebbe rimanere sui livelli precedenti.
Martedì mattina in Europa conosceremo le retribuzioni contrattuali italiane (da tempo depresse), gli ordini all’industria dell’Eurozona (previsti in ripresa, ma comunque negativi) e infine la fiducia dei consumatori francesi. Negli Stati Uniti invece occhi puntati sull’indice Case/Shiller, che misura il prezzo delle abitazioni familiari in 20 aree metropolitane, e sulle vendite di nuove abitazioni, previste in lieve rialzo. Il mercato immobiliare, come ben sappiamo, è molto importante, poiché l’acquisto di una casa, oltre a essere segnale di fiducia verso il futuro da parte di una famiglia, porta con sé anche una spesa per consumi non indifferente, indirizzata verso mobilio, accessori per la casa e simili. Alle 16 ora italiana verrà infine reso noto il livello della fiducia dei consumatori calcolato dal Conference Board.
Mercoledì alle 9 è previsto un discorso di Mario Draghi, che ovviamente sarà seguitissimo dagli investitori. Poco dopo il Regno Unito renderà nota la stima preliminare della crescita del PIL nel primo trimestre dell’anno, prevista a +0,3% anno su anno rispetto al precedente +0,5%. Al pomeriggio, invece, gli occhi saranno puntati sugli ordini di beni durevoli USA, che dovrebbero continuare a segnalare un rallentamento dell’attività economica, ma soprattutto sulla Federal Reserve, che annuncerà le proprie decisioni sui tassi di interesse. Di conseguenza sarà fondamentale ascoltare le parole di Ben Bernanke, al fine di conoscere l’opinione della banca centrale USA circa la crescita economica: non va infatti dimenticato che negli ultimi anni gli USA hanno visto un ottimo primo trimestre dell’anno, seguito da momenti di forte debolezza nel resto dei dodici mesi. Se sarà così anche questa volta, è uno degli argomenti più caldi del dibattito economico.
Il dato più importante della giornata di giovedì dovrebbe essere quello più caro ai tedeschi, ovvero l’inflazione, che dovrebbe segnalare, nella sua stima preliminare, un rallentamento (da 0,3% a 0,1% sul mese). Fra gli altri dati della settimana spiccano le fiducie delle imprese italiane ed europee, entrambe previste stabili. Al pomeriggio usciranno le consuete statistiche sui nuovi sussidi di disoccupazione richiesti negli USA, che dovrebbero uscire in calo a 375 mila unità.
Ma sarà con buona probabilità la giornata di venerdì a portare movimenti nei mercati. Nella notte il Giappone renderà noti molti dati, fra cui il tasso di disoccupazione, le vendite al dettaglio, la produzione industriale e soprattutto il tasso di interesse della Bank of Japan. Al mattino conosceremo la fiducia dei consumatori tedeschi così come calcolata da GfK (prevista stabile), la spesa per consumi in Francia (che gli analisti vedono in contrazione) e le vendite al dettaglio in Italia. Ma è il pomeriggio a catalizzare l’attenzione: alle 14.30 verrà resa nota la prima stima del PIL statunitense per il primo trimestre, che dovrebbe attestarsi a +2,5% trimestre su trimestre (contro il +3% precedente). Più tardi verrà infine resa nota la fiducia dei consumatori USA calcolata dall’Università del Michigan.
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