Settimana in rialzo sui mercati finanziari, nonostante segnali statistici contrastanti: il propulsore che ha lanciato i mercati verso nuove vette è stato il Long Term Refinancing Operation (LTRO) della BCE, che ha rilasciato sul mercato una dose massiccia di capitali freschi, per un totale, unendo i primi due round, di quasi mille miliardi di euro. La speranza è che l’operazione finisca finalmente per apportare denari freschi anche sul mercato del credito, ovvero a famiglie e imprese, al fine di far ripartire l’attività economica, e non solo, come avvenuto per il primo round di LTRO, per allentare la tensione sugli spread fra debiti sovrani (quello fra italiani e tedeschi, ad esempio, è crollato verso quota 300 punti).
Il rischio, però, è lo stesso che incombe sugli USA dopo i vari round di Quantitative Easing (QE) degli anni passati (pur essendo il risultato assai simile, va detto che la logica dietro il LTRO è tecnicamente diversa): il mercato risulta essere drogato da questa enorme massa di liquidità, come si può notare dalla scarsa reazione che si è vista sul Bund tedesco, titolo sicuro per eccellenza, rimasto sui minimi, segno che gli investitori non si sentono ancora così sicuri. In effetti non si può non considerare che le persone non chiedono aria, bensì fatti: se non c’è ripresa, non basterà tutto il denaro del mondo per tenere a galla le economie.
Le speranze, secondo la politica monetaria, sono due. La prima, già citata, è che le banche riprendano a far credito, dando nuovamente linfa vitale all’economia, ma senza scadere nella situazione opposta, ovvero quella che ha scatenato la crisi dei subprime, cioè mutui concessi a soggetti che non avrebbero dovuto ottenerli. La seconda è che i governi si applichino per usare al meglio il tempo che la BCE ha comprato con i due LTRO, facciano le riforme interne che sono necessarie per far ripartire l’economia e che diano nuovo slancio all’Europa, che dovrà uscire da questa crisi più unita che prima. Solo il tempo, a questo punto, potrà dirci come andrà a finire. I QE e gli LTRO sono misure straordinarie per tempi straordinari, non dureranno in eterno, e anzi, prima o poi le banche centrali dovranno cominciare a “distruggere” il denaro creato oggi.
La politica monetaria europea, tuttavia, a differenza di quella americana, ha ancora ampi margini di manovra ordinaria: giovedì la BCE deciderà se mantenere i tassi di interesse all’1%, come probabile, anche se gli analisti vedono come possibile un taglio dei tassi di almeno un quarto di punto se fosse necessario, nel prossimo futuro. Negli USA tale manovra è preclusa, poiché i tassi sono già a zero o quasi da ormai molto tempo.
Fra gli altri eventi della settimana a venire, lunedì in Europa si completerà il quadro sui sondaggi presso i direttori degli acquisti (PMI), che, come già ripetuto altre volte in questa rubrica, sono molto utili per tastare il polso dell’economia e averne un’idea del futuro prossimo. Ci si attende un dato che segnala una lieve contrazione dell’economia europea (pur con le solite differenze, come la Germania, ancora in espansione). Stesso dato, per il settore non manifatturiero, verrà rilasciato nel pomeriggio di lunedì negli USA (previsto in espansione); sempre negli USA, alla stessa ora, verranno resi noti gli ordini all’industria, previsti in calo.
Martedì verrà resa nota la seconda stima sulla crescita del PIL europeo, che dovrebbe risultare ancora in lieve calo nel quarto trimestre del 2011 (-0,3%). Mercoledì verranno pubblicati i dati sugli ordini all’industria in Germania, previsti in calo, come pure la produzione industriale. Venerdì sarà la volta della produzione industriale italiana.
Fra mercoledì e venerdì occhi puntati sulla situazione del mercato del lavoro USA: c’è ancora molta disoccupazione da assorbire perché si possa parlare di ripresa vera, e i dati rilasciati movimenteranno il mercato. Mercoledì verrà reso noto il report sulla situazione del mercato del lavoro ADP (prevista creazione di nuovi posti di lavoro), mero anticipo di due dati maggiormente importanti: il primo è il settimanale “jobless claims”, rilasciato giovedì, che prevede che le nuove domande di disoccupazione resteranno stabili.
Ma è venerdì il giorno più importante: come ogni primo venerdì del mese, il Bureau of Labor Statistics rilascerà il report sulla situazione del mercato del lavoro. Se da un lato si prevede un tasso di disoccupazione stabile all’8,3%, dall’altro gli analisti credono che vi sarà un aumento degli occupati (sia part-time che full-time) nei settori non agricoli di circa 200mila unità, segno che la ripresa c’è, ma è ancora molto timida (si consideri che fra 2008 e 2009 i posti di lavoro distrutti ogni mese sono stati anche, e non poche volte, sopra i 750mila).