Il 28 novembre e il 12 dicembre prossimi ci saranno due BTP-day, ovvero giorni in cui le banche non applicheranno (quasi) commissioni sull’acquisto di titoli di Stato italiani, una mossa più pubblicitaria che altro.
Colgo l’occasione per informare che altri Paesi hanno deciso semplicemente di bypassare il sistema bancario, sicché i titoli di Stato possono essere venduti direttamente agli investitori via internet, senza passare per intermediari e quindi senza pagare le commissioni: il cittadino apre un conto presso il ministero del Tesoro o l’agenzia governativa che emette i titoli, versa i soldi e compra i titoli che vuole; lo Stato glieli custodisce e alla scadenza versa sul medesimo conto capitale e interessi maturati, che poi l’investitore potrà ritirare o reinvestire in altri titoli. Niente banche, niente costi aggiuntivi (ovviamente si pagano le tasse).
In certi Paesi il BTP-day c’è sempre, insomma.
Il vantaggio per gli investitori è che il guadagno netto dell’operazione non viene decurtato (quando non interamente divorato) dalle banche. Tutto questo aumenta l’appetibilità dei titoli di Stato in quanto, a parità di altre condizioni, il guadagno è maggiore (ovvero se in un universo parallelo il titolo di Stato tedesco rendesse quanto quello italiano e fosse tassato allo stesso livello, il primo sarebbe ancora il preferito dagli investitori per via delle commissioni bancarie inesistenti).
Che io sappia a oggi è possibile acquistare direttamente dall’emittente i titoli di Stato di:
In futuro (leggi: l’anno prossimo) la corsa per accaparrarsi i soldi degli investitori e dei risparmiatori si farà più accanita che mai, per cui non sarebbe un’idea malvagia per il Tesoro italiano fare “tesoro” delle esperienze straniere e considerare l’idea di piazzare i titoli direttamente agli investitori. Va detto che il fascicolo circa questa idea era già allo studio sotto Tremonti (prevedendo, molto timidamente, che il Tesoro potesse mettersi in lettera [in vendita] direttamente sul Mercato Obbligazionario Telematico [uno dei più efficienti, tra l’altro] come fosse un investitore qualsiasi, consentendo al risparmiatore di spuntare commissioni più basse) e possiamo sperare che il governo Monti proponga per un’accelerazione del fascicolo (e magari anche aggiungere qualcosa di più audace: da quanto si può intuire dalla proposta, i titoli saranno comunque in custodia presso le banche, con tutte le conseguenze del caso; si potrebbe, per esempio, prevedere la possibilità di aprire il conto titoli direttamente presso il Tesoro, aggiungendo magari un risparmio sull’imposta di bollo, volendo e potendo anche annullandola).
(Inoltre quando un cittadino va in banca con l’intenzione di acquistare titoli di Stato, se non è sufficientemente testardo oppure abbastanza economicamente informato – ovvero quasi tutta la popolazione italiana – spesso esce dalla filiale con ben altri prodotti su cui la banca stessa guadagna di più e che sono più rischiosi dei BTP – qualcuno ha detto bond argentini? -. La vendita diretta eviterebbe agli investitori meno esperti di rischiare di essere turlupinati da qualche piazzista bancario, e allo Stato di avere maggiore domanda per i suoi titoli, il che ne farebbe scendere i rendimenti [ceteris paribus, come sempre]).