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C’è del marcio a sud della Danimarca

Coin esophagus

Come ben previsto ormai da settimane, l’effetto Monti non può fare miracoli, specie se tutta l’Europa continua a rotolare verso il precipizio: il massimo che può fare è evitare che la situazione italiana precipiti più velocemente delle altre (mission accomplished so far), ma i mercati attendono misure, e mentre il governo le annuncia i partiti si mettono di traverso, il che non lascia presagire nulla di buono.

La notizia del giorno però è un’altra. Lo spread chiude in calo a 482 punti (ieri 490), ma il rendimento del titolo decennale è invece salito al 6,97%. Com’è possibile, si chiederà il nuovo arrivato su queste pagine? La risposta è nel post linkato dalla parola “spread”: lo spread è calato perché il Bund a dieci anni della Germania è salito ben più del nostro BTP, chiudendo addirittura al 2,15% (era a 1,92% ieri).

Come mai questa salita così poderosa (+12%)? Ebbene oggi un’asta di bund a 10 anni è andata semideserta, ovvero gli investitori (specie quelli asiatici) non ritengono più la Germania un Paese ultrasicuro.

E vorrei vedere: appena qualche mese fa il problema erano i PIIGS; oggi, invece, il problema sono gli EEG, cioè gli Everyone Except Germany, in italiano TTG, ovvero Tutti Tranne la Germania. Infatti, se prima erano gli spread coi PIIGS (più il Belgio) a preoccupare, oggi preoccupano pure gli spread della Francia, pure quelli dell’Austria, nonostante questa sia praticamente dentro la Germania, per non parlare dei Paesi dell’Est Europa.

Insomma, il cerchio attorno alla Germania si stringe: se la Germania sta(va) così bene, era dovuto a due fattori: uno, trucchi contabili; due, un poderoso surplus della bilancia commerciale, ovvero la Germania (credo l’unico Paese dell’euro ad essere positivo) vende più di quanto compra dagli altri Paesi, che invece hanno una bilancia commerciale negativa.

Indovinate un po’ che succede se nei Paesi attorno alla Germania, quelli in cui la Germania esporta (Eurozona ed Est Europa per cominciare), arriva la recessione o addirittura il default. Ovvio: non avendo neanche gli occhi per piangere, si riducono i consumi, non si comprano più i prodotti tedeschi e buonanotte pure a Berlino. I Paesi dell’area euro, con i loro problemi, trascineranno con sé la Germania (che ha altri problemi) nel gorgo, e i mercati se ne stanno accorgendo: l’euro che continua a funzionare benissimo in base ai motivi per cui è stato creato (ovvero il mercato unico di cui anche e soprattutto la Germania si bea) ci tiene saldati indissolubilmente (almeno per ora). E uscire dall’euro, chiunque lo faccia, peggiorerebbe le cose sia per la Germania che per noi, ficchiamocelo bene in mente.

Diventa sempre più necessario che l’Europa faccia un altro passo verso l’unità per allontanarsi dal baratro: ben vengano le aperture odierne dei governanti tedeschi, che cominciano a chiedere più Europa (fiscale). Ma non basta: i tedeschi devono anche liberarsi della tara dell’iperinflazione di Weimer, che al momento ha la stessa probabilità di avvenire di quella che asteroide s’incastri sulla capocchia di uno spillo, e lasciare che la Banca Centrale Europea possa finalmente trasformarsi da quasi Banca Centrale a vera Banca Centrale.

In una politica economica le due leve principali (quella fiscale e quella monetaria) devono essere combinate in un giusto mix per ottenere l’effetto desiderato. Oggi gli effetti desiderati sono due: la necessità di far quadrare i conti (ovvero serve politica fiscale restrittiva, tagli e tasse – sorry: l’Italia, come altri Paesi, ha fatto troppo la cicala) e far ripartire la crescita (ovvero serve politica monetaria espansiva, cioè lasciare libera la BCE di stampare denaro e comprare titoli di Stato in ultima istanza, alleggerendo le tensioni su quel fronte, pur mantenendo come obiettivo primario il controllo dell’inflazione, di cui, ripeto, al momento non si vede indizio neanche col binocolo – Helicopter Ben docuit).

Per ora pare che metà della soluzione sia stata intuita dalla Germania, ma bisogna considerare che Paesi Bassi e Finlandia non ci sono ancora arrivati e stanno ancora sdraiati di traverso aspettando che passino sopra i loro corpi dei camion di camion di pick-up (cit.). Possiamo solo sperare che non se ne accorgano troppo tardi: la BCE i soldi per comprare titoli di Stato dei Paesi EEG li sta finendo molto velocemente, potrebbe mancare un mese al game over e non ci saranno altre coin da inserire.

Ah, la curva dei rendimenti italiana è invertita sul 2 anni e sul 5 anni: dopo quanto detto credo nessuno si stupirà.

(No, niente speculazione, le autorità apposite hanno vietato tutte le vendite allo scoperto dell’universo, quindi cerchiamo di evitare di urlare come anatre sceme)

Photo credits | Isidro Ruiz, MD, who has granted permission for release under GFDL. (Own work) [GFDL or CC-BY-SA-3.0-2.5-2.0-1.0], via Wikimedia Commons

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