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Non dire gatto…

Voi direte: ecco il post “te l’avevo detto”. Invece no.

Avevo scritto qualche giorno fa che se Berlusconi si fosse dimesso e se avesse annunciato che avrebbe appoggiato un governo tecnico invece di insistere per le elezioni lo spread sarebbe sceso di botto fino a un massimo di cento punti.

Oggi abbiamo avuto l’appoggio di Berlusconi a un governo Monti e lo spread è sceso di botto fino a 60 punti (chiudendo, come vedete nell’immagine Bloomberg, a -41,7).

Ma non c’è di che stappare lo spumante.

Va considerato, in primis, che molto probabilmente l’alleggerimento delle tensioni non è dovuto al ritorno della fiducia degli investitori, neppure i più coraggiosi: dopo la giornata di ieri la fiducia non ritornerà di botto, anche per via dei margini troppo alti. Piuttosto l’alleggerimento ha frenato le vendite e quindi ha permesso alla BCE di tenere sotto controllo tale spread: i rendimenti dei BTP sono nuovamente scesi sotto il fatidico 7%,ma la curva resta molto piatta e questo è motivo di preoccupazione. Senza dimenticare che i titoli di Stato a 3 e 6 mesi non solo rendono di più degli analoghi spagnoli, ma pure di quelli portoghesi e irlandesi. (Quelli greci stanno su un altro pianeta)

Inoltre siamo sempre nel campo delle probabilità: governo Monti quasi certo, ma non abbiamo mica finito. I problemi stanno ancora tutti là (Berlusconi compreso), e oggi due notizie hanno riportato incertezze sui mercati.

La prima, in effetti, è una non-notizia: le più ottimistiche stime di crescita per l’Italia indicano una crescita zero per i prossimi 6-12 mesi, il che significa malvenuta recessione, come ormai noi apprendisti stregoni diciamo da mesi (a proposito, la previsione di un calo di altri 3000 punti del FTSE MIB entro settembre si è rivelata precisa al millimetro 😉 ).

La seconda è che la Germania si metterà di traverso davanti all’ipotesi di una Banca Centrale Europea che si comporti da Banca Centrale: «non c’è alcun segno di credit crunch in Germania, per cui non scassate le ballen, la stamperia non apre», dicono. Peccato che nel resto dell’Eurozona le cose non stiano così. Il credit crunch, per chi non lo sapesse, implica che i prestiti a imprese e famiglie verranno tagliati, poiché le banche non hanno soldi: di conseguenza l’attività economica rallenterà. Si veda il punto 1: dovremo aspettare che la recessione arrivi in Germania prima che si decidano a mettere la testa a posto.

Poi ci sarebbero le voci di downgrade che girano nelle sale di trading, ma magari ne riparliamo. La situazione è ancora in piena evoluzione.

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