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Perché, economicamente parlando, il mondo non funziona

ReaganFamilyPresidentialLibraryPerché è esistito Ronald Reagan. Questo tizio era un analfabeta economico di prima categoria, il cui successo è legato a teorie economiche semplicissime, spiegabili alla gente (e ai politici) in pochi minuti, ma inevitabilmente errate, come la curva di Laffer, una roba che pare uscita da un film di Alvaro Vitali (oltre che al fatto di essere stato, per puro caso, presidente USA mentre l’URSS si sgretolava).

La più importante è la sua riforma delle aliquote fiscali, al grido di “Meno tasse per tutti”, che ha sì permesso a tutti di pagare meno tasse, ma con due conseguenze fondamentali: la prima è che i ricchi ne pagano molte meno rispetto ai poveri e diventano sempre più ricchi (e quindi più potenti) e si allontanano sempre più dai più poveri, la seconda è stata l’esplosione del debito pubblico (il che oggi significa riduzione dei servizi pubblici per coloro che più ne hanno bisogno), come questo grafico dimostra. Notate che prima di Reagan l’aliquota massima arrivava al 70% , mentre dopo Reagan è scesa al 30%. Notate pure l’andamento del debito pubblico, che comincia a salire negli anni Sessanta (quando furono abbassate le aliquote più alte più di quelle più basse) e sale verticalmente con tutti i presidenti reaganiani (Reagan e i due Bush), mentre si addolcisce con Clinton (che inserisce due nuove aliquote superiori – e che, a margine, ha garantito agli USA una grande stagione di prosperità, con l’unica pecca di non essere riuscito a togliere di mezzo Greenspan, altro responsabile – per altri motivi – della crisi economica di questi anni, nominato capo della FED nel 1987 indovinate da quale presidente – bravi, da Reagan).

(A discolpa di Cinton, va considerato che Greenspan non poteva ricevere le giuste e sacrosante ginocchiate nei denti, perché questo tizio aveva talmente tanto potere che un suo starnuto scatenava un uragano a Tokyo – e non è un’esagerazione, due parole, irrational exuberance, pronunciate il 5 dicembre del 1996, fecero crollare la borsa giapponese).

La cosa più sciocca è che la destra si è fermata a questo Indicibile Cretino (Reagan), e il popolo fesso (si veda il successo della banda dell’ignoranza populista “Sarah Palin e i Tea Party”) continua ad andargli dietro. Non solo in America, non dimenticate che in Italia stiamo parlando di ridurre da cinque a tre le aliquote fiscali (abbassandole), che è una manovra perfettamente reaganiana, ovvero cretina e portatrice di debito pubblico. A mio modesto avviso le aliquote dovrebbero essere otto, dove le più basse andrebbero abbassate, quelle nuove alzate per tutelare la classe media e quelle più basse. Magari ne parlerò in futuro, ma basti dire che l’intervento statale deve essere ridotto, ma dato che non può sparire, esso deve essere finanziato adeguatamente colpendo il reddito in modo molto progressivo, e non meno, come sostengono i reaganomicretini.

Invece no, Tremonti, ormai sempre più avviato alla pazzia, azzanna proprio la classe media lì dove fa più male: il superbollo sul deposito titoli, ad esempio, implica un incredibile aumento delle tasse per chi possiede titoli anche dello Stato, come BOT, CCT, BTP e compagnia bella. Ma fate attenzione, la tassa è quasi fissa, sicché i piccoli patrimoni la subiranno molto più dei grandi: c’è differenza fra pagare 380 euro l’anno su un patrimonio in titoli di 50mila euro rispetto a 380 euro l’anno su un patrimonio di 100mila, 200mila, un milione di euro, vi pare? (Senza contare che tanti derivati, nemici giurati di Tremonti, non lo pagheranno neppure). Insomma, quella di Tremonti è una patrimoniale che colpisce le classi più basse, e tutto per attuare una riforma fiscale reaganiana che colpirà comunque le classi più basse. E il popolo fesso applaude (altrimenti non sarebbe fesso).

Io della manovra non volevo proprio parlare, tanto che è cretina; se ho cominciato a scrivere questo articolo è per via di questo fatto: a Londra hanno installato una statua dedicata all’Indicibile Cretino (Reagan, non Tremonti). Fin quando la destra in tante parti del mondo si ispirerà a lui, temete sempre il peggio: la crisi che stiamo vivendo oggi (e che probabilmente continueremo a vivere in futuro) è cominciata con lui.

E lo celebrano ancora.

Photo credits | PH1 (AW/SW) DAVID A. LEVY, USN [Public domain], via Wikimedia Commons

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