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Quei due “comici” non mi erano mai piaciuti (e infatti…)

Riassunto delle puntate precedenti: c’era l’opt-in, ovvero uno poteva ricevere telefonate commerciali (di solito all’ora di cena) solo se aveva espressamente detto di volerle ricevere. Poi il presente governo rovescia la situazione, introducendo l’opt-out, ovvero solo chi dichiara espressamente di non volere ricevere telefonate non le riceve, gli altri (cioè quasi tutti, coloro che ignorano che non riceverle si può) sì.

Conoscendo la storia d’Italia e dunque avendo una vaga idea del mestiere svolto dalle madri delle persone che ci governano, quando compilai il contratto del telefono (erano i tempi dell’opt-in, nel 2009), nonostante fosse scritto che non era necessario, compilai la casella chiedendo categoricamente di non essere inserito in alcun elenco telefonico; e dato che questo numero ce l’hanno meno di dieci persone nel mondo, se qualcuno mi telefona non richiesto, passerà un brutto quarto d’ora.

Ma non sono io l’obiettivo di questa truffa legalizzata, bensì gli ingenui (di cui non mi può fregare di meno) e, soprattutto, gli anziani: dall’altro capo del telefono vi sono infatti operatori di call center disperati che approfittano di gente in là con gli anni pur di avanzare nella patetica classifica interna e vincere un tostapane. E lo so benissimo per esperienza diretta: abbiamo dovuto staccare il telefono di mia nonna quando si è ritrovata solleciti di pagamento per abbonamenti a chissà che, miracolosamente sottoscritti nonostante ella sia quasi sorda e non sia di madrelingua italiana (madredialetto napoletano, per l’esattezza).

Ora non occorre essere così drastici: per non ricevere telefonate indesiderate basta iscriversi al registro delle opposizioni. Basta tanto per dire: pare che le aziende telefonino anche se il numero è registrato. Si può fare via web, via telefono, via raccomandata, via fax e via email.

Il problema è che fino a ieri ne eravamo a conoscenza tipo un centinaio di persone: sicché il governo manda in onda uno spot (sotto) per dare al Paese la conoscenza di questo registro. E anche per invitarci a non usarlo: lo spot finisce infatti con i due tizi (( Che non mi hanno mai fatto ridere. )) che dicono “uomo registrato un po’ meno informato”. E provo tanta pietà per loro che vorrei tirarli sotto la macchina per porre fine alle loro sofferenze.

La pubblicità è informazione [commerciale], è vero, ma il “patto” consumatore-produttore è che io la pubblicità la vedo se la voglio vedere, o quantomeno se è sopportabile: cambio stazione sulla radio, cambio canale alla tv, uso qualche estensione apposita per il web. Inoltre non c’è modo di essere truffati da un’informazione pubblicitaria radiotelevisiva, poiché lo strumento richiede attenzione passiva, mentre per il web c’è, almeno, la possibilità di ritrovare qualche traccia della transazione. Con il telefono, invece, cambia tutto.

Se mentre sto cenando squilla il telefono, io *devo* andare a rispondere perché può essere importante: e invece è un rompiballe che vuole offrirmi uno speciale abbonamento telefonico scontatissimo (( ovviamente scontato per un tempo limitato, poi torna al prezzo “regolare”, prezzo che poi lievita senza avviso del dieci per cento, true story, sto ancora indagando )). E il rompiballe, se è bravo e tu sei troppo educato per sbattergli il telefono in faccia, ti fa raffreddare gli spaghetti, o, alla peggio, se sei rinco finisci per comprare un transatlantico solo per avere detto sì nel momento sbagliato. Questa non è informazione: è rottura di maroni quando non è una truffa.

Insomma uomo registrato, molto meno stressato.

Più in generale, se n’è parlato molto sul web: le leggi che regolano il telemarketing (e più in generale le norme sul consumo) non tutelano il consumatore quanto i disonesti che cercano ogni cavillo per truffare legalmente (e il solito pubblicitario travestito da ministro per lo sviluppo economico, se non da presidente del consiglio continua a fornirgliene di nuovi), e pertanto dobbiamo difenderci da soli usando senza esitazione le poche armi (spuntate )che abbiamo a disposizione.

La buona fede non è più roba adatta a questo Paese senza diritto e senza diritti.

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