Scherzi a parte, Weber si è più volte dimostrato fin troppo sensibile ai rialzi dell’indice dei prezzi e, se è pur vero che l’obiettivo della BCE è un’inflazione stabile al di sotto del 2%, l’opera di Weber per la stabilità dei prezzi avrebbe potuto facilmente essere esagerata e soffocare la ripresa europea dopo la grande crisi.
Adesso si direbbe che la strada sia spianata per Mario Draghi, attuale governatore della Banca d’Italia, talento riconosciuto a livello internazionale e, a detta di molti economisti, il miglior candidato. Non fosse che a molti membri dell’Eurogruppo non piaccia l’idea di avere un governatore PIIGS. Draghi, comunque, potrà contare (tocchiamo ferro) sulla spinta entusiastica di Giulio Tremonti, che non vede l’ora di toglierselo dai piedi, un po’ perché così potrà fare passare la Banca d’Italia sotto il controllo di qualcuno più manipolabile di Draghi, un po’ perché il nome di Draghi è stato spesso pronunciato per la successione all’ormai decadente Berlusconi (anche Tremonti vorrebbe la poltrona di premier).
Draghi, infatti, è uno dei pochi civil servant di alto livello, e mandarlo a quel Paese (Germania) significherebbe avere un fastidio in meno in patria.
Il problema è che è italiano.