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Una Repubblica (punto it) di ladri

C’è questo articolo di Smargiassi che tradotto è “voi siete mortali, noi giornalisti protetti da leggi medievali, quindi mangiate la nostra mer**a e fate silenzio”.

Come molti sapranno, Repubblica saccheggia le foto un po’ ovunque nel web, ieri mattina, ad esempio, è toccato al FailBlog e siti simili. Come potete notare dalla galleria, le foto sono state maldestramente ritagliate per eliminare il watermark, ovvero il nome dell’autore o del sito internet che viene inserito, di solito, in basso in una fotografia.

Lo fa sempre. Da sempre Repubblica ruba. RU-BA, voce del verbo rubare.

Repubblica ruba anche foto rilasciate con licenze libere, come le Creative Commons, visto che l’attribuzione è sempre prevista (( Tranne che per il pubblico dominio, ma è un’altra storia. )) , ma non l’attribuisce mai (e figuriamoci il rispetto delle clausole Niente modifiche e Non usare commercialmente). E questo è sintomo di un’arroganza di dimensioni siderali: tu stai rubando pure ciò che è gratis.

Lo devo ripetere? Repubblica ruba pure ciò che può prendere lecitamente e gratuitamente, basta che ci schianti sotto venti caratteri, nome e cognome o nickname. Croppano (( = Tagliano. )) una foto che possono usare aggratis solo per poterla rubare. RU-BA-RE. Fanno una fatica in più solo per potersi prendere la soddisfazione di rubare.

RUBARE.

Non è condivisione, perché condivisione implica citazione. E non è una citazione, come Smargiassi tenta di far credere nel post immediatamente successivo: se non attribuisci il lavoro all’autore o addirittura modifichi la foto (ovvero ti attivi, ovvero compi un’azione con fini ben precisi e consapevoli) per NON attribuite il lavoro all’autore, tu non solo non citi, ma commetti un reato. Tu rubi. L’articolo (il secondo) di Smargiassi è un capolavoro di prese in giro perché afferma cose troppo imprecise per poterle prendere per buone: il diritto d’autore e la normativa relativa non per nulla è una gran rottura di maroni, ma necessaria (( Smargiassi è un fotografo, mi par d’intendere, non un giurista, tanto meno delle opere digitali, che sono ulteriormente rottura di maroni. )) .

Repubblica non condivide. Repubblica non cita.

Repubblica ruba.

Repubblica ha anche il coraggio di infilare sotto i suoi articoli © RIPRODUZIONE RISERVATA e poi dice a noi, fotografi, pittori e vignettari, dilettanti, professionisti e scarabocchiatori: «uè, se l’hai messo su internet lo hai messo a disposizione di tutti». Un corno: è come se ti facessi ingoiare un palo della luce, che è di proprietà pubblica, cioè di tutti. Vogliamo provare, chissà che non ti passi la voglia di dire stro**ate?

Io posso capire se scatto foto uniche, irripetibili: se fotografo Bin Laden in piazza Duomo a Milano, Repubblica e tutti i giornali del mondo saranno autorizzate dal diritto di cronaca a ripubblicare l’immagine (l’attribuzione sarà implicita grazie alla fama della foto, poi finito il diritto di cronaca possono arrivare pure i soldi, ma è un’altra storia). Perché l’immagine non si può riprodurre facilmente.

Ma se scatto foto con soggetti poveri, insignificanti, ben ripetibili, come quelle del Fail Blog e delle manifestazioni nel centro di Roma, allora le cose si fanno ben diverse. Nel primo caso non esiste alcun diritto di cronaca, stai solo creando un riempitivo nella colonna infame (( Per profani: la colonna a destra nella pagina principale del giornale, che contiene notizie cretine e soprattutto tette, poppe e meloni. )) , e l’attribuzione della licenza è un dovere, e se non lo fai commetti un reato un tantinello internazionale (basta leggersi per cosa è nata la convenzione di Berna, cioè proprio per casi del genere).

Nel secondo caso, le manifestazioni di piazza (e cose simili, chiaramente: uno sciopero, un’alluvione, un terremoto, etc.), il diritto di cronaca c’è, ma potrebbe non esserci l’unicità. In quel caso Repubblica deve mandare i suoi inviati e fotografi a fare il loro bravo servizio (c’è Gilioli che pare avere un balcone su ogni manifestazione di Roma, mandate lui), non è che si tratta di una manifestazione improvvisa, imprevedibile e che termina nel giro di un istante. Questi girano per Roma per una giornata intera e voi non avete uno straccio di fotografo da mandare in campo, tanto da dovervi ridurre a rubare foto altrui? E allora siete dei pezzenti.

Lo stesso vale per un terremoto: il diritto di cronaca viene prima se io faccio un video del Duomo de l’Aquila (o di Assisi) mentre crolla; se invece tu prendi le foto che ho scattato due giorni dopo il terremoto, quando tutta la polvere s’è posata, allora no, stai rubando il mio lavoro. Dovresti pagarmi almeno una parte di quello che pagheresti al tuo inviato fotografo (a me che sono un dilettante; al professionista tariffa piena, mi pare ovvio). E se io decidessi di rilasciare le foto con licenza libera, tu almeno l’attribuzione me la devi dare. Posso sorvolare sul fatto che la pagina dove mostri la foto sia infarcita di pubblicità: posso sorvolare sul fatto che tu voglia modificarla per farla sembrare più drammatica, poetica o che so io. Ma io ho il diritto di vedere almeno il mio nome sotto il mio lavoro.

Nel mio caso probabilmente è fantascienza: non sono un fotografo professionista, il mio Flickr non è pieno di capolavori della vignetta, ma un giorno potrei partecipare a una manifestazione pubblica o che so io e vedere una mia insignificante foto pubblicata su Repubblica. (( Io quando cerco una foto per corredare un articolo ci perdo minuti buoni per trovarne una che sia sia adatta che liberamente utilizzabile, infilandoci sotto un nome in segno di rispetto per il lavoro altrui, mentre potrei rubare come fa Repubblica (tralasciate i miei articoli su Diritto di Critica: io infilo sempre foto libere nei miei pezzi, ma poi passa qualcun altro e ne infila di non libere – perciò me ne lavo le mani). )) E allora mi girerebbero i cog**oni di brutto e trascinerei Ezio Mauro e/o Vittorio Zucconi in tribunale per le palle. (( Non tirate fuori il diritto di citazione, che pure è tutelato dalla legge, anzi da tutte le leggi del mondo: richiede sempre l’attribuzione, ovvero devi sempre sempre dire chi ha fatto la cosa che stai citando a meno che non comporti uno sforzo sproporzionato per trovare l’autore – ma nel caso di Flickr ciò è escluso a priori, essendo l’autore sempre espresso. ))

A scanso d’equivoci, credo che invierò una diffida preventiva (non solo mail, anche raccomandata a/r). Così, perché non si può mai sapere nella vita.

Mia madre (( Che pure mi ama come solo una madre può. )) ritiene che io sia geneticamente bastardo (( Lei, ovviamente, usa locuzioni più forbite e sottili. )) . Enrico Bertolino ricorderà i miei (bonari) rimproveri perché mostrò (oltre che nel corso della trasmissione Glob) sul sito del programma una mia immagine (( Meglio, una mia immagine che mostrava la mia mano. )) senza citare neppure Wikimedia Commons, dove tale foto era ospitata. Non mi girarono le scatole solo perché la foto non era fondamentale per la gag, ma in caso contrario avrei tirato giù pure la RAI.

Sarà un gran brutto giorno quando deciderò di arrendermi di fronte a una semplice superpotenza [mediatica]. (cit.)

Photo credits | quotation from “The Invader of Fort Duckburg“, © Don Rosa / The Walt Disney Company (( Ecco, ciò che ho appena fatto è protetto da tutte le leggi del mondo, Italia compresa, pensate un po’… ))

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