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Il voto ai diciottenni (che favorisce la sinistra). La volta scorsa si parlava della debolezza del governo, ed è proprio questo topic che sarà fondamentale per comprendere gli sviluppi successivi della storia italiana. Nel 1975 l’evento politicamente più importante sono le elezioni amministrative di giugno, cui partecipano, in virtù di una legge approvata in marzo, anche i diciottenni, che diventano maggiorenni. È una questione importante, quella del voto ai diciottenni, poiché si inserisce in un momento storico in cui i giovani stanno prendendo a cuore molti problemi sociali e si spingono sempre più a sinistra. La DC non riesce a cogliere gli umori dei giovani e Fanfani arriva addirittura a sciogliere il movimento giovanile del partito. Altri partiti, invece, riescono a capire che la bilancia ora pende a sinistra e pongono in essere le prime contromisure: i repubblicani, ad esempio, accettano di discutere il compromesso storico di Berlinguer.
Il compromesso storico. Il PCI, al congresso di marzo, ratificherà la linea Berlinguer, ovvero il compromesso storico, mentre la linea filosovietica di Armando Cossutta verrà sconfitta. Il compromesso storico è una nuova alleanza fra le forze che crearono la Repubblica nel dopoguerra per dare al Paese le riforme e la stabilità di cui ha bisogno. Berlinguer ha in mente due modelli, uno perdente, l’altro vincente. Il primo è quello cileno: Pinochet e gli Stati Uniti approfittarono della debolezza del governo e della immaturità della democrazia cilena (che ricordava molto quella italiana), uccisero il presidente Allende e instaurarono una dittatura. Berlinguer, come tutte le grandi forze democratiche, vivevano il timore che gli USA potessero fare lo stesso in Italia se il PCI fosse riuscito ad andare al governo. Il secondo modello è quello tedesco: in Germania, nel 1969, c’era stata la prima Grande Coalizione fra socialisti e cattolici. A questo si aggiungevano altri gravi problemi che non chiedevano instabilità e conflitti, a partire dalla crisi economica e dal terrorismo, altro grande topic di questo anno. In luglio nasce l’eurocomunismo, movimento che però sarà annacquato da vari tentennamenti, primo fra tutti quello dei comunisti italiani, i più forti d’Europa, che romperanno troppo tardi (1981) con l’URSS e non sceglieranno mai la strada tedesca della socialdemocrazia (e quando dico mai, intendo mai fino a oggi 5 dicembre 2010 e intendo mai PD (( Napolitano, uno degli avversari di Berlinguer, pare essere convinto che il PDS sia stato, invece, un partito realmente socialdemocratico)) ) .
Il grande successo del PCI. L’area di governo dimostra una grande debolezza che esplode con le elezioni del 1975, che vedono il PCI primo partito in moltissime grandi città italiane. La DC, davanti a questa spinta, altro non può fare che piegarsi (e la strategia si rivelerà vincente fra qualche anno), mentre il PSI, che si vede scavalcato dai democristiani, deciderà di rompere con la DC, pensando di potere approfittare del nuovo clima politico per arrivare a governare il Paese con il PCI. Fanfani, che ha ferocemente osteggiato ogni singola parola rivolta a sinistra, esce terribilmente sconfitto e perde la segreteria, che passa ad un moroteo, Zaccagnini. La parola passa ad Aldo Moro, da sempre tessitore delle alleanze con la sinistra. Nonostante tutto, vengono approvate riforme importanti, quali quella del diritto di famiglia (la donna è parificata all’uomo) e quella della televisione (il controllo sulla RAI passa dal governo al Parlamento, con l’istituzione di un’apposita commissione di vigilanza, mentre vengono liberalizzate le emittenti televisive via cavo locali). Fuori dal Parlamento, intanto, si prepara un’altra battaglia civile, quella sull’aborto, che viene colpita sia dai Radicali, che preparano il referendum, sia dalla Corte Costituzionale, che ammette l’interruzione di gravidanza per scopi terapeutici e, a novembre, lo stesso referendum radicale.
Giovani che muoiono. L’altro grande topic del 1975 è il terrorismo, sia di destra, che di sinistra, che dimostra di avere molta forza, e a farne le spese sono spesso i giovani. A gennaio il terrorista nero Mario Tuti uccide due carabinieri che si erano recati a casa sua ad arrestarlo; a febbraio un commando di Brigate Rosse fa evadere dal carcere il leader Renato Curcio; sempre a febbraio uno studente di destra, Mikis Mantakas, viene ucciso da un gruppo di estrema sinistra; ad aprile tocca a Claudio Varalli, studente di sinistra ucciso da un militante di estrema destra, e poi ad un giovane militante del PCI, Rodolfo Boschi, ucciso da un agente in borghese; sempre ad aprile muore Sergio Ramelli, giovane missino, che era stato percosso a morte da estremisti di sinistra. La lista è lunga.
Inizia la stagione delle BR. Il gruppo più vispo appare essere quello della BR, che continua con la sua campagna di sequestri, gambizzazioni e omicidi (al momento e per la maggior parte solo durante scontri a fuoco, come nel caso del poliziotto Antonio Niedda, “reo” di avere fermato dei brigatisti ad un posto di blocco). La svolta si ha in giugno: l’uccisione di Mara Cogol prima e il nuovo arresto di Curcio poi apre la strada a Mario Moretti, che porterà i terroristi a toccare l’apice (sarà lui ad uccidere Moro) e poi a declinare.
Il massacro del Circeo. A settembre ha luogo il massacro del Circeo: due giovani ragazze (la cui unica colpa è di essere “inferiori”, ovvero non ricche) vengono rapite, violentate e seviziate da un gruppo di neofascisti della Roma-bene alla ricerca del brivido (due di loro sono borghesi e pregiudicati (( Fa senso la storia di Angelo Izzo, condannato per violenza ad una ragazzina l’anno prima, ma con pena sospesa; rimesso in semilibertà dopo la condanna all’ergastolo per il massacro, ucciderà ancora e riceverà un’altra condanna a vita; odiosa anche la storia di un altro dei mostri del Circeo, Gianni Guido, che sconterà solo due terzi della pena grazie all’indulto. )) ) . Una di loro morirà, l’altra si fingerà morta solo per convivere con quell’orrore altri trent’anni, prima di morire nel 2005, a 47 anni.
A novembre viene ucciso Pier Paolo Pasolini.
La fine del centrosinistra. A dicembre si consuma la fine del centrosinistra: il segretario De Martino annuncia la crisi di governo in un articolo su L’Avanti del 31 dicembre. Spera di approfittare della svolta a sinistra, ma non si rende conto che è troppo immobile per un Paese tutto sommato dinamico. Ne pagherà (e ne pagheremo) le conseguenze nel 1976. Curiosità: l’ultima legge approvata è quella sulle droghe, che dichiara non punibile chi utilizza “modicamente” degli stupefacenti. Gli spacciatori restano punibili.
Chicca della settimana. Il 10 dicembre 1975 vengono assegnati i premi Nobel: tutti ricordano quello per la letteratura, assegnato a Eugenio Montale, in pochi quello per la medicina, assegnato a Renato Dulbecco.
(Ah, il 21 dicembre compaiono gli affaristi-integralisti cattolici di CL. Cioè arriva Formigoni).