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[Pillole di storia italiana] Verso le prime elezioni anticipate. In mezzo al caos, ovvio

E ripartiamo dal 1971.

Il golpe Borghese. Quando dicevo che la situazione italiana ricordava da vicino quella greca non è che scherzassi: il 7 dicembre 1970, infatti, il principe Borghese passa all’esecuzione del colpo di Stato che porta il suo nome, con l’intenzione di instaurare una dittatura fascista sul modello greco. E così, nella notte fra il 7 e l’8 dicembre i golpisti iniziano a marciare su Roma, con l’intenzione di occupare qualche ministero, la RAI e di arrestare il capo dello Stato, che all’epoca era Giuseppe Saragat e che (come i lettori storici ricorderanno) fu eletto in un momento in cui stavano apparendo i primi segni di “squilibrio” sulla scena politica italiana.

Tutto era ormai pronto, quando Borghese blocca tutto. Sul perché di questo dietrofront un minuto prima dell’attuazione sono state fatte varie ipotesi, non necessariamente in collisione fra loro: fra di esse, la possibilità che Borghese avesse capito di essere entrato in un gioco più grande di lui, in cui varie forze si erano organizzate sì per instaurare una dittatura fascista, ma non attraverso di lui. L’idea, insomma, era quella di dire agli italiani: “guardate, abbiamo acchiappato uno che voleva fare il colpo di Stato; se non volete che succeda, fateci emanare leggi speciali”. Che poi è un altro nome per “dittatura fascista”. Un’altra ipotesi riguarda le defezioni dell’ultimo momento, a causa di una fuga di notizie che avrebbe messo in allerta lo Stato “regolare”: pare infatti che il giornalista Mauro de Mauro avesse in mano prove del progetto di golpe, e per questo fu ucciso dalla mafia (non voglio dilungarmi, se interessa c’è Wikipedia). Nonostante l’aborto, però, il golpe verrà fuori sulla stampa tre mesi dopo (curiosamente quasi in contemporanea all’annuncio della commissione d’inchiesta che il golpe de Lorenzo di qualche anno prima non era mai esistito), si andrà a processo e, chiaramente, finirà tutto a tarallucci e vino.

Finirà così perché c’era effettivamente un gioco più grande del principe Borghese, ma tale gioco non è mai stato chiarito. Ciò che è chiaro (ed è per questo che questo golpe è così importante) è che appare evidente che in Italia ci sono forze eversive pronte a tutto per scombinare l’ordine democratico: mafia, servizi deviati, P2, politici senza scrupoli, perfino i servizi segreti americani. Ma ne riparleremo (( Parzialmente, purtroppo: ci sono ancora troppi segreti di Stato sugli anni Settanta. )) .

Barra a sinistra o quasi. Comunque si continua a vivere nel caos: continua la “guerra” in Calabria, continuano ad approfondirsi le crepe nella DC che non capisce che il Paese sta allungando lo spazio ideologico dal centro verso gli estremi . Alle elezioni comunali di giugno, infatti, il partito che perde voti è proprio quello di centro, chi ne guadagnerà sarà l’MSI di Almirante, ormai terzo partito. Come sempre, quando vi è il caos, gli italiani si affidano al manganello. O agli eredi del manganello. Anche in Parlamento le cose non vanno meglio: s’inizia infatti a formare una sorta di “maggioranza d’opposizione”, con la sinistra DC pronta ad accordarsi con le sinistre. Accade, ad esempio, sulla legge sulla casa, legge che aveva avuto l’input dei sindacati e che trovava in disaccordo un nutrito gruppo di parlamentari di maggioranza: fu proprio grazie ad un accordo con il PCI che tale legge riuscì a passare.

Intanto si approfondisce la crisi economica: le politiche di sostegno varate dai governi negli anni precedenti, infatti, stavano presentando il conto, il che si traduceva nell’esplosione del debito pubblico. Il governo Colombo dovette intervenire nell’unico modo possibile: alzando le tasse. Per fare ciò, in ottobre fu riformato il sistema fiscale, innanzitutto con l’introduzione dell’anagrafe tributaria, poi con la rimodulazione di alcune tasse (IRPEF e l’ILOR), ma, soprattutto, con l’introduzione dell’IVA, che non solo sostituirà l’IGE, ma verrà introdotta anche su generi di prima necessità prima non toccati dall’imposta sui consumi. Questo comporterà (per evitare casini, la riforma entrerà in vigore solo nel 1974) un aggravamento della spirale inflattiva.

Il nuovo Capo dello Stato. A dicembre scade il mandato di Saragat, e iniziano le speculazioni e gli accordi sottobanco per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Non è una cosa facile: il Paese è nel caos su più fronti, in una crisi che spacca al suo interno anche il partito di maggioranza relativa (ho letto da qualche parte, vattelapesca dove, che la DC era spaccata in una decina di correnti).

E infatti per eleggere Giovanni Leone (primo, e unico fino al 2006, senatore a vita a passare al Quirinale) occorrono ben 23 scrutini (due in più di Saragat): si tratta dell’elezione più lunga della storia italiana sinora, e saranno decisivi i voti del MSI. Leone rappresentava l’ala conservatrice della DC, e per questo era ben visto anche da destra. La sua presidenza, lo vedremo, avrà un grande impatto sulla storia italiana, poiché, già nato debole, il presidente si alienerà la fiducia della “sua” maggioranza, che tuttavia, nel corso degli anni successivi, comincerà a mutare volto.

Ma, rimanendo nel presente, Leone in pochi mesi infrange un altro record: Colombo, privo di una maggioranza parlamentare, si dimette. Leone chiama al suo posto Giulio Andreotti, che riesce a giurare, ma non trova una maggioranza pronto a sostenerlo. Per questo motivo, Leone, primo presidente della Repubblica, scioglie anticipatamente le Camere e si va ad elezioni (appunto) anticipate.

È una decisione particolare, poiché presa senza consultazioni con i partiti e in un momento della storia italiana in cui è forte l’instabilità politica, visto che le estremità politiche si stanno allontanando e stanno passando sempre più alle maniere forti: se la destra attacca con le bombe in piazza Fontana e con il golpe Borghese, le sinistre rispondono con attentati di vario genere (degni di nota quello in cui “si uccide” Giangiacomo Feltrinelli mentre prepara un attentato, il 17 marzo del 1972, e, soprattutto, a maggio, quello in cui Lotta Continua uccide il commissario Luigi Calabresi, quello del caso Pinelli di qualche anno prima).

Il punto è che la crescita del MSI lascia intendere che l’Italia è pronta ad una svolta più o meno autoritaria (il che non esclude lo spostamento a sinistra di cui parlavo sopra, come vedremo). E infatti questo sarà l’esito delle elezioni del 1972. Ma…

Ne parliamo la prossima volta.

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