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Prima di urlare al complotto contro Assange

Julian Assange, leader di Wikileaks, è stato accusato di stupro in Svezia, con conseguente mandato d’arresto ritirato nel giro di poche ore perché il procuratore capo ha ritenuto non sufficienti gli indizi e le prove a suo carico raccolte dal procuratore che per primo ha preso in carico la denuncia.

È stata fatta la seguente ipotesi: Assange ha pubblicato documenti sull’Afghanistan contro la condotta di guerra degli USA e quindi contro Barack Obama, premio Nobel per la pace, quindi il Pentagono avrebbe fatto leva sulla evidente “simpatia” che gli svedesi hanno verso il presidente per costruire accuse contro Assange.

C’è un buco non indifferente in tutto questo: il premio Nobel per la Pace non viene assegnato in Svezia, bensì in Norvegia, da una commissione nominata dal Parlamento locale, che era (ed è) composta da norvegesi.

Quindi il gioco del bersaglio Assange → Afghanistan → Obama → Premio Nobel → denuncia di stupro è deboluccio. Prima di urlare al complotto, bisognerebbe sapere chi è la donna che ha accusato Assange (e chiedersi: è una povera pazza in cerca di pubblicità?), chi è il magistrato (fesso) che è arrivato a conclusioni evidentemente anomale (è nuovo a simili sciocchezze o ha una carriera di tutto rispetto alle spalle?) e quali sono le prove addotte sui quali è stato basato il mandato d’arresto (perché penso che se al Pentagono venga voglia di costruire delle prove per incastrare un qualsiasi tizio che gli dà fastidio, si impegnerebbero perlomeno a costruirne di apparentemente solide, non prove che svaniscono nel giro di una notte, diciamo prove che possano rimanere in piedi una settimana, tanto per fare un po’ di casino). Il rasoio di Occam ci porta a ritenere più probabile che, se le accuse sono realmente infondate, stiamo parlando di una pazza e/o di un magistrato fesso (di cui almeno uno stava cercando pubblicità) più che di un complotto internazionale.

Assange ha approfittato della cosa per accusare e non accusare il Pentagono e quindi fare un po’ di pubblicità a sé stesso e al suo (benemerito, sia chiaro) istituto, cronicamente in cerca di fondi. E va bene, fa parte del gioco, ma cerchiamo di non entrarci come dei cretini, ragioniamo.

Accusare il Pentagono di voler incastrare un nemico sulla base del nulla è come accusare Assange di stupro sulla base del nulla.

Photo credits | Stephanie Watson

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