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Un uomo, non un santo

Breve premessa.

L’ironia, da un punto di vista strettamente personale, è che Mike Bongiorno se ne va al compimento del mio primo mese senza televisione. Ho saputo della sua morte su Facebook, qualche minuto prima delle 14. Wikipedia non era ancora stata aggiornata (o meglio, qualcuno lo aveva fatto, ma era stato cancellato come vandalismo, a sua volta corretto pochi minuti dopo).Ho visto la notizia rimbalzare su altri social network che monitoro, e quindi sui giornali e su SKYTG24, che fa diretta web: alle 14, insomma, era già una certezza.  Non credo che, accendendo la televisione, l’avrei saputo con una tale immediatezza, considerando, in particolar modo, che alle 14 tutti i telegiornali (tranne forse il TG3, in onda alle 14:20 se non erro) sono già belli e finiti (e dubito abbiano fatto un’edizione straordinaria). La televisione, decisamente, non mi manca, e non dovrebbe neppure a voi. Fine premessa.

Mike Bongiorno era il padre della televisione italiana, è indubbio. Ma pur essendo americano non capì la mostruosità di cui si stava rendendo complice, facendo propaganda elettorale per l’uomo, l’impersonificazione del conflitto d’interessi, che poi lo avrebbe preso a calci nel culo. Questioni di denaro, il trash di Bongiorno non va più di moda, quindi puoi anche telare.

Per averlo in Fininvest Silvio Berlusconi lo strapagò (con quali soldi, poi, non è ancora chiaro, ma questa è un’altra storia) e a Bongiorno, come credo alla maggioranza della gente, un po’ di soldi in più in tasca fa sempre comodo. Non gliene faccio una colpa, sia chiaro. Lui era umano e Berlusconi un ambizioso imprenditore pieno di soldi ricavati dai suoi negozi di parrucchiere ed estetista.

Come ha detto Umberto Eco, d’altro canto, Bongiorno impersonava la mediocrità assoluta e a questo era dovuto il suo successo, proprio perché in quella mediocrità si rispecchia gran parte della popolazione televisiva italiana. Gli italiani, insomma, vedevano sé stessi e le proprie imperfezioni. La stessa cosa accade oggi, d’altro canto.

In tre parole, Bongiorno era il padre del trash, oltre che della televisione.

Se ne va un pezzo di storia, certo, in qualche modo forse anche un eroe della resistenza, ma non un santo. C’è davvero poco da glorificare.

Mi auguro che questa bara venga chiusa in fretta, perché davvero, oltre a questo, non abbiamo perso proprio nulla per cui valga un lungo lutto.

E tutto questo valga per tutti gli altri personaggi presenti nel video linkato sopra, quelli della propaganda elettorale, quando toccherà anche a loro finire sotto un paio di metri di terra.

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