Com’era prevedibile, Impregilo nega di avere responsabilità per l’ospedale crollato: praticamente hanno fatto solo l’intonaco, messo i fiori nei vasi e il deodorante nei bagni. E soprattutto ignorano chi abbia costruito l’ospedale. Hanno completato un ospedale senza sapere da chi fosse stato costruito.
Secondo loro, l’ospedale sarebbe stato progettato nel 1966, costruito a partire dal 1972, sarebbe passato ad Impregilo nel 1991 e completato nel 2002 (trent’anni per costruirlo e nessuno si è accorto che l’avevano costruito con latte di yak, il sistema funziona, bimbi).
Come mai tanto tempo? E ve lo chiedete pure? Lo rispiego: per molte aziende italiane, specialmente le più grandi, quelle con gli agganci politici lassù in alto, gli appalti pubblici sono sempre stati fonte di enormi guadagni e minime responsabilità. Un palazzo, che doveva costare cento, finisce sempre per costare trecento. Se doveva essere costruito in tre anni, viene completato in trenta. E noi paghiamo. Le imprese dicono: sentite, ci siamo sbagliati coi progetti, abbiamo notato una lieve pendenza e dobbiamo rifare tutto da capo, qua serve questo e questo, servono altri soldi, insomma aprite i rubinetti. E lo Stato che fa? Paga, anche perché parte di quei soldini finivano nelle tasche di tutti i partiti (sottolineo, tutti, almeno fra i maggiori e celebri) in proporzione ai voti, quindi erano tutti ben felici di pagare. Neanche fossero soldi dei contribuenti (ah, ma lo erano?).
Dunque, l’ospedale de L’Aquila è stato per decenni la fonte cui si abbeveravano i maiali: doveva costare cento, è costato novecento. Ed è venuto giù lo stesso.
Impregilo, già Cogefar, all’epoca era nel gruppo FIAT, quindi proprietà della famiglia Romiti, ha cambiato nome ed è passata nelle mani dei Benetton (via Autostrade), dei Gavio (Argo) e degli immancabili Ligresti (Fondiaria Sai). Sono i furbetti del quartierino di Alitalia, insomma.
Impregilo è arrivata nel 1991 per “mettere in funzione” l’ospedale, e c’è rimasta fino al 2002. Il primario gruppo italiano delle costruzioni non si è accorto, in undici anni, di “messa in funzione”, che l’ospedale era fatto di yogurt.
In trent’anni (trentasei contando i progetti) nessuno si è detto: “ma avremo rispettato le norme antisismiche?” (le tante norme antisismiche che si sono succedute e stratificate nel tempo).
In trent’anni il sistema di controlli, se c’era, non ha funzionato.
E il piano casa, all’articolo 6, prevedeva pure una “semplificazione delle norme antisismiche”.
Decisamente, il sistema funziona.