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Giornalismo a orologeria

Mi sembra incredibile che, giusto nel giorno in cui Silvio Berlusconi spara la balla dei media che sopravvalutano la crisi, esca fuori su la Repubblica un articolo riguardante uno strumento di JP Morgan che direbbe che l’Italia sarebbe la prima a fallire. Insomma, si lancia l’allarme, poi si smentisce, quindi Silvio può dire tranquillamente: “avete visto che avevo ragione?”.

E allora facciamo un attimo di chiarezza.

Lo strumento in questione è un paniere (basket) di credit default swap, ovvero di strumenti volti a coprire il rischio di fallimento (default) di uno Stato, in questo caso. In altre parole, se lo Stato fallisce, loro ti pagano. Più il prezzo per comprare questo strumento è alto, più è difficile comprare la copertura, ovvero maggiore è la possibilità che un Paese fallisca.

Ammettendo l’esistenza di questo strumento di JP Morgan, va detto che esso è poco più che una scommessa, è uno strumento complesso e a disposizione di pochi, esprime le valutazioni di un mercato relativamente piccolo, e in quanto tale poco affidabile (meno persone partecipano ad un mercato, più è facile specularvi – ad esempio i mercati azionari hanno forti rialzi o forti ribassi proprio perché sono pochi a giocare in borsa, in questo momento).

Ben più ampi sono i mercati dei bond: gli spread fra buoni del Tesoro di Paesi diversi sono indicatori molto più precisi della percezione che gli investitori hanno del rischio default di una nazione. Dicono la stessa cosa, ma mostrano che la situazione è drammatica, ma non critica.

Senza contare che ci sono le statistiche sulla disoccupazione, sulla produzione industriale, sul reddito reale, sui consumi al dettaglio, tutti indicatori più precisi della crisi in atto. Non ci si può affidare a dei giocattoli, né a gente che scrive senza neanche verificare le cose. Specialmente se quei giocattoli non esistono.

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