Alla fine lo S&P 500 ha chiuso sopra i 700 punti, di un soffio (85 centesimi).
Con questo simpatico crollo la crisi che stiamo vivendo “incontra” la crisi del 1929, ovvero ci ritroviamo, dopo 17 mesi, esattamente nello stesso punto in cui si trovava la borsa di New York 17 mesi dopo il 3 settembre 1929, quando il Dow raggiunse il picco, prima di arrivare al famigerato martedì nero.
Espresso in termini reali, però, siamo un bel po’ più a fondo della crisi del ’29, ma siamo sopra quella del 1973. Questo perché nel 1929 si finì in deflazione, dunque i grafici sono un tantinello sballati.
L’obiettivo dei governi e delle banche centrali, a questo punto, è cercare di scongiurare in tutti i modi la deflazione: se la BCE, come credo, giovedì taglierà i tassi di interesse di mezzo punto, non potrà fare lo stesso la Fed, che ha già raggiunto il minimo. Chissà se presto non vedremo Ben Bernanke in sella al suo elicottero svolazzando sull’America, buttando dollari freschi di stampa.