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Il cemento e la mafia

Una signora a Ballarò (che dovrebbe essere una dirigente della Federcostruttori) affermava che per far ripartire l’economia gli enti locali (province escluse, che dovrebbero essere abolite) dovrebbero far partire delle opere pubbliche, anche piccole, mentre lo Stato farebbe partire quelle grandi. Giusto. Poi però aggiunge: facciamolo subito, al massimo autorizzazioni per un controllo ambientale e via.

Non so dove viva questa signora, ma in Italia le opere pubbliche sono una delle principali fonti di finanziamento della mafia, oltre che di corruttori che, se non sono vicini alla mafia, sono più o meno criminali (in patteggiamento, eccetera). Basti pensare che a Milano è stata praticamente regalata una zona (quella della Fiera) a palazzinari che vi costruiranno sopra un grattacielo-banana, mentre altrove, all’estero, tipo a Monaco, la zona dell’ex-fiera è stata riconvertita in residenziale, per permettere alla gente di vivere e lavorare.

E allora prima di far colare il cemento ci vuole vigilianza, per evitare di regalare soldi a mafia e palazzinari, ma soprattutto lungimiranza, perché ciò che viene costruito crei vantaggi per le persone e non per i soliti quattro gatti.

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