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Napoli e i rifiuti: valli a capire…

Pianura è un quartiere della città di Napoli. Hanno deciso di riaprirvi la discarica.

Alleluja. Il resto della Regione Campania, usata sinora come discarica per i rifiuti di Napoli, ringrazia. Finalmente, almeno in parte, si stabilisce il principio che l’immondizia che produci devi esserla in grado di smaltirla in casa tua. C’è da dire che Napoli ha la più bassa percentuale di rifiuti riciclati d’Italia, laddove al Nord (non solo Nord Italia) i rifiuti vengono non solo riciclati, ma anche utilizzati in altri modi, ad esempio per la produzione di energia elettrica (si pensi a inceneritori e CDR).

Ovviamente a Pianura non sono contenti: li capisco, in fondo. Ma loro, per tutta risposta, danno fuoco ai cumuli di rifiuti per le strade. Qualche giorno dopo, magari, si vedono le stesse persone a protestare contro gli inceneritori, che bruciano ugualmente i rifiuti, ma almeno lo fanno in modo sicuro. C’è stato tanto sbattimento intorno agli inceneritori già dalla fine dell’800, che ormai gli inceneritori non producono praticamente niente (il filtro antiparticolato mica ce l’hanno solo le auto, eh? Sta per essere implementata la tecnologia Euro V, che riduce dell’80% l’emissione di particolato…). A Brescia, per fare un esempio italiano, c’è un inceneritore di ultima generazione alle porte della città, proclamato il migliore impianto del mondo. Ed è anche uno dei più grandi. E allo stesso modo funziona in moltissime altre città europee.

L’inceneritore, comunque, non va mai preferito al riciclaggio: infatti in molti Paesi si sta mandando in pensione tale tecnologia a favore del riutilizzo dei rifiuti. Le risorse stanno finendo, e sprecarle per infilarle sotto terra nelle discariche non serve a nessuno. Se non alle varie mafie: in Italia, “giustamente”, il 67% dei rifiuti finisce in discarica (percentuale in diminuzione, per fortuna).

Ma a Napoli si producono rifiuti come una città metropolitana (quale è), non si ricicla, non si vogliono discariche, né inceneritori (si teme anche che la camorra li costruisca al risparmio, ma è anche vero che la camorra vive sull’omertà). I rifiuti vanno smaltiti a spese del resto della Regione (provincia di Benevento in particolare, che pur essendo la minore, importa, suo malgrado, una quantità sproporzionata di rifiuti napoletani). Oppure i napoletani non solo devono perdere la risorsa che deriva dal riciclaggio dei rifiuti, ma anche pagare altre Regioni e altri Paesi perché prelevino i rifiuti che faranno poi fruttare, con un doppio guadagno. Ciliegina sulla torta, ci sono aziende campane che sono costrette ad acquistare rifiuti da riciclare da altre Regioni.

In parole povere, è come se Napoli volesse andare al supermercato senza avere l’intenzione di spendere un soldo. Eppure riciclare non è per nulla difficile: quando sono a Milano, io, da solo, per ogni busta (grande) di rifiuti non riciclabili, produco cinque buste (ugualmente grandi) di carta, plastica e altri materiali che vanno al riciclo. Stesso dicasi per la mia famiglia (che vive in provincia di Benevento, non a Trento o Bolzano): nella mia città natale, infatti, la raccolta differenziata è pressoché obbligatoria e non farla significa poter buttare i rifiuti solo due giorni alla settimana, a pena di multe salate. E con ovvie conseguenze in fatto di odori e igiene.

Basterebbe (o sarebbe bastato) un minimo di buon senso (e un minimo di civiltà) per avere un risultato soddisfacente. E come al solito, la colpa, secondo molti (non tutti, per carità) abitanti di Napoli, è di fantomatici altri.

Valli a capire questi…

Consiglio la lettura di questa agile voce sulla gestione dei rifiuti.

UPDATE: fra i commenti trovate un link ad un altro post, contenenti altri motivi per i quali il problema immondizia, in Campania, non viene risolto, pur essendovi tecnologie in grado di farlo. Problemi di natura “economica” ovviamente. Un’economia, e una politica, ovviamente deviate.

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