Di austerità si muore: anche l’Olanda abbandona la Germania

Per International Business Times

Dopo il declassamento del Regno Unito, che pochi giorni fa ha perso la tripla A, il club dei Paesi europei con il rating massimo è ridotto al lumicino: solo Germania, Finlandia, Lussemburgo e Paesi Bassi possono ancora fregiarsi del miglior merito di credito, ma la situazione è in costante divenire. Il centro dell’Eurozona è circondato da Paesi in difficoltà, e il prossimo a finire nel mirino degli analisti sembra essere l’Olanda.

Il Regno, stretto fra la Germania e la Francia (attraverso il Belgio), sta assistendo a un deterioramento dei conti che lo sta spostando dal centro alla periferia, e l’imputato principale è l’austerità in salsa tedesca con cui si sta curando la recessione europea. Come ripetuto da crescenti schiere di economisti, una stretta fiscale simultanea e senza alcuna valvola di sfogo porta inevitabilmente a nuove contrazioni delle economia, e in una zona fortemente integrata come l’Unione Europea il contagio è inevitabile.

L’Olanda ha un rapporto deficit/PIL del 3,6%, non troppo al di sopra del limite del 3% in cui dovrebbe rientrare il prima possibile, ma il governo di Mark Rutte ha preferito evitare lo scontro sociale e allungare i tempi di rientro nei parametri europei.

Anche i Paesi Bassi si preparano quindi a sposare la dottrina francese (e spagnola, e portoghese): pensare prima alla crescita e poi, in tempi di vacche grasse, occuparsi di rientrare dai debiti. I dati parlano chiaro: nonostante le attese di una ripresa verso la fine dell’anno, l’area Euro rischia di rimandare il ritorno alla crescita al 2014, poiché le brutte notizie continuano a susseguirsi. È l’evidenza di una strategia perdente, che porterà a crescenti tensioni fra le popolazioni ormai a corto di sangue. Se fino ad ora non abbiamo assistito a peggiori dimostrazioni di questo disagio, è dovuto al fatto che ci sono ancora risparmi cui attingere e un welfare che però continua a perdere pezzi. Cosa accadrà quando i quattrini saranno terminati?

Ovviamente la Germania non ci sta, soprattutto per motivi elettorali: è crescente l’insofferenza interna contro l’Europa e contro l’euro, nonostante i benefici che la moneta unica ha portato ai tedeschi e la catastrofe annunciata che seguirebbe la rottura della moneta unica. Il fronte anti-euro cresce e i principali partiti tedeschi dovranno fare i propri conti per non perdere consensi. Difficile quindi un cambio di rotta in Europa fino alle elezioni di settembre.

La domanda che ci poniamo è la solita: settembre non sarà troppo tardi?

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