[Economics for dummies] La Tobin Tax e l’economia irreale

il prodotto lordo globale è stato nel 2011 di 70 mila miliardi di euro, il totale della ricchezza finanziaria nello stesso anno è pari a 256 mila miliardi di euro, il totale della finanza derivata ha raggiunto la fantasmagorica cifra di 648 mila miliardi di euro.

Perché la cifra della finanza derivata è così alta? È molto semplice. Torniamo all’azienda di prima, solo che invece di vendere beni per 100 dollari, ne vende per 100000 (centomila). Abbiamo detto che per coprirsi dal rischio di cambio deve comprare euro contro dollaro. Ora, chi di noi non ha 100000 dollari buttati sul pavimento, pronti da vendere per comprare euro alla bisogna? I pezzenti, gli emarginati, insomma quelli che pagano le tasse. Questi poveracci possono però comprare un contratto derivato del valore di 100000, versando la modica cifra, poniamo, di 250. Dopo tre mesi lo rivendo: l’euro è salito, per cui ho perso 5000 euro per la vendita del bene. Li ho pero riguadagnati sul contratto derivato. Quei 100000 di carta (alias finanza derivata) hanno evitato una perdita non da poco (diciamo lo stipendio di quattro o cinque operai della medesima azienda? Ok, diciamolo).

Peccato però che con la Tobin Tax le cose sarebbero diverse. Se senza Tobin Tax la somma delle due operazioni è 0 (zero), con la Tobin Tax, la somma è negativa (un centinaio di euro, grossomodo). Pare niente, ma aumentando gli zeri, com’è normale, visto che le aziende fatturano spesso e volentieri per milioni alla volta, sono un sacco di soldi che vengono distratti dall’economia reale per finire nelle casse pubbliche, meno efficienti per definizione (e si spera non nelle tasche del Batman di turno).

Direte voi, lo Stato almeno avrà più entrate. Ma neanche nei sogni più perversi di Monti. Lo Stato ci perderà in quanto:

  1. Spariranno o saranno drasticamente ridotte le imposte sulle plusvalenze;
  2. Molti di coloro che lavorano nel settore perderanno il lavoro, e lo Stato, di conseguenza, perderà gettito IRPEF;
  3. La spesa in Tobin Tax abbatterà la base imponibile dell’IRES e di conseguenza lo Stato incasserà meno tasse sulle imprese di quanto potrebbe senza la Tobin Tax.

Così a occhio il gettito della Tobin Tax (un miliardo di euro) è già andato a farsi benedire solo per coprire questi buchi. Poi ci sarebbe da prendersi cura di questi nuovi disoccupati. Così a occhio, dopo aver colpito C, I e NX, la Tobin Tax colpisce pure le spese dello Stato.

Ma la mostruosità della Tobin Tax sta anche nella sua completa illogicità. Quando uno Stato decide cosa tassare può scegliere (anche combinandoli) tra reddito, patrimonio e consumo. Chi investe sui mercati finanziari paga l’imposta sul reddito da capitale (ammesso che guadagni), paga il bollo e la patrimoniale sui titoli (sempre), oltre ad essere, ovviamente, tassato quando consuma, quando compra casa, macchina, come tutti i comuni mortali. La Tobin Tax ritassa il patrimonio investito sui mercati ogni volta che si muove e, addirittura, nel caso dei derivati, tassa un patrimonio che neppure esiste, visto che colpisce il capitale nozionale di un contratto (ovvero, è come tassare i soldi falsi, vedi sotto). È come se ti tassassero ogni volta che esci di casa per andare a lavorare.

Meno male che serve all’economia reale, questa tassa.

(Una chiosa: Barroso diceva che grazie alla Tobin Tax l’Europa avrebbe guadagnato gettito per 50 miliardi. Ora, se considerate che l’Italia è la terza economia dell’area e produrrà gettito per un solo miliardo, dovreste provare a chiedervi dove accidenti prenderanno gli altri 49 – una media di 4,9 miliardi per ognuno degli altri dieci Paesi che parteciperanno alla Tobin Tax Area. Se vi sentite presi in giro, tranquilli).

Ma torniamo al nostro Panara.

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6 Comments

  1. TOOBY FOR PREZ !!

    Questo articolo dovrebbe essere stampato in milioni di copie e affisso dalle Alpi a Lampedusa, con fermata obbligatoria a Roma, sede del “boccoglione”, ovvero il coglione della Bocconi.
    Sono totalmente d’accordo con te quando ti dichiari perplesso sulla possibilità che anche gli altri Paesi europei, Germania in primis, vogliano distruggere per legge la propria piazza finanziaria. Ma ce li vediamo i Tedeschi (ma anche i Francesi, gli Spagnoli ecc.) che per legge distruggono l’EUREX, uno dei tre maggiori mercati dei derivati al mondo ?
    Alla peggio faranno come Hollande, una piccola tassa NON SULLE TRANSAZIONI, spacciata però come tale tanto per accontentare i talebani.
    In Italia, al contrario, non è chiaro se per incompetenza o per calcolo, ci avviamo all’annientamento della Borsa.
    La gente comune, opportunamente disinformata, crede la crisi sia originata dalle borse regolamentate ed in particolare dalla insignificante Borsa di Milano !!!

    Visto che siamo nella patria dell’incertezza del diritto, vorrei porti un quesito sulla assurda via italiana alla tassazione delle transazioni finanziarie.
    L’articolato della legge italiana è abbastanza confuso ed eccessivamente conciso e riprende malamente i contenuti della direttiva europea. In particolare, la proposta europea riguarda gli “enti finanziari” e non certo i privati cittadini. In quella proposta, gli enti finanziari soggetti all’imposta vengono individuati in base al cosiddetto “principio di residenza”.
    La legge italiana non distingue tra privati cittadini ed enti finanziari ed applica indiscriminatamente il “principio di residenza” a tutti, senza dare chiare esplicazioni né fare dovute distinzioni, creando così il solito mostro giuridico. Infatti, una delle possibili e più gettonate e demenziali interpretazioni della legge è la seguente:
    1 – se un pensionato fiscalmente residente in Italia compra oggi cento azioni ENI e le rivende fra un anno pagherà la tassa, sia all’acquisto che alla vendita. Se un hedge fund, fiscalmente non residente in Italia, compra e vende centomila azioni ENI cento volte al giorno non pagherà nulla.
    2 – se un piccolo trader, con residenza fiscale in Italia, compra un derivato trattato su una borsa non italiana (su cui non c’è alcuna tassa sulle transazioni) dovrà comunque pagare la tassa. Ovvero, la legge italiana riesce ad imporre tasse su transazioni all’estero e non già su beni posseduti all’estero. E’ come se il fisco italiano mettesse una tassa sulla compravendita di un immobile a Parigi oltre che sul possesso di quell’immobile.

    Ti sembra l’interpretazione corretta ?

    Grazie e complimenti

    1. Grazie per il tuo bel commento.

      L’interpretazione è ovviamente corretta, ma credo di aver letto pure di peggio in quella legge, ovvero che basta che uno solo dei contraenti non paghi la tassa per annullare la transazione (articolo 12, comma 22 – ironico, vero?). Io in primo luogo non ce li vedo certi intermediari diventare sostituti di imposta: costa troppo. Sicché certi se non tutti i marketmaker diranno ai propri clienti: «Fatti vostri», o al massimo chiudono baracca e burattini e se ne vanno. In quel caso, un’operazione mi finisce in perdita, io avrei addirittura convenienza a non pagare la tassa, visto che mi verrebbe annullata, e così la perdita.

      Ma poniamo pure il caso che io venda un’azione a un tizio all’estero: anche lui dovrebbe pagare la tassa, perché io sono italiano. E se non la paga che succede? Si annulla l’operazione anche a lui?

      A me la Tobin Tax così come congegnata più che un mostro giuridico, pare semplicemente ridicola.

      1. “.. ovvero che basta che uno solo dei contraenti non paghi la tassa per annullare la transazione (articolo 12, comma 22 – ironico, vero?)
        In quel caso, un’operazione mi finisce in perdita, io avrei addirittura convenienza a non pagare la tassa, visto che mi verrebbe annullata, e così la perdita.”

        Ma ce lo immaginiamo la Cassa di Compensazione e Garanzia che annulla un’operazione sui futures per “mancato versamento dell’imposta” ???
        La neurodeliri a Palazzo Chigi, D’URGENZA !!!

  2. Ma questa tassa non creerà semplicemente un mercato parallelo con transazioni fittizie, senza passaggi di titolarità fra gli attori?

    1. I mercati paralleli ci sono già, si chiamano MTF. Chi-X, per dirne uno, già assorbe un quarto dei volumi europei.

      Il rischio è che la liquidità si sposti sempre più nelle dark pools, dove è più difficile capire come si formano i prezzi, a discapito dei mercati “ufficiali” più trasparenti ma lasciati semideserti, che si limiteranno a prendere i prezzi dagli altri MTF, dove operano perlopiù i grandi attori.

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