Date a Cesare quel che è di Cesare: gonfiatelo di botte!

March on rome 1Arturo segnala questo articolo de Il Fatto Quotidiano che va contro ogni logica della responsabilità e dimostra quanto populismo similberlusconiano spicciolo stiano facendo i SÌ per l’acqua. Riassunto: a Velletri non arriva l’acqua, quando arriva costa cinque volte quanto costa a Roma, l’acqua è gestita da ACEA, gruppo quotato in borsa e “privatizzato”. L’addizione sembra facile: tutta colpa dei privati. Purtroppo, però, al Fatto non san fare neanche due più due, o, se sanno farlo, preferiscono sfruttare l’ignoranza della gente per fare politica. Tipo Libero e il Giornale, insomma.

Infatti forse non tutti sanno che il gruppo ACEA è per il 51% in mano al Comune di Roma, il resto spartito fra mercato (azionisti insignificanti) e due soci privati (che insieme non arrivano al 27%). Attraverso la società ACEA Ato2, ACEA gestisce l’acqua di Roma e altri 111 comuni.

Chi è che comanda in ACEA? Il Comune di Roma. In quale Comune l’acqua si paga meno che nel circondario? Nel Comune di Roma. Dove si lamentano disagi? Fuori dal Comune di Roma.

Chi è che decide le tariffe? Il Comune di Roma. Chi ha deciso la disparità di trattamento? Il Comune di Roma.

Chi ha la maggioranza nella società dell’acqua? Il CO-MU-NE di RO-MA.

Di chi è la colpa se a Velletri non arriva l’acqua e quando arriva costa tanto? Se dite “dei privati”, forse vi è sfuggito qualche piccolo dettaglio. È il Comune di Roma che fa pagare agli altri 111 comuni l’acqua dei romani, alla faccia di Velletri e di tutti gli altri (devo pure dirvi perché? Forse perché Roma è una città con qualche elettore in più rispetto a Velletri? Forse perché a Roma ci sono un sacco di politici e quindi un sacco di clientele?).

Per cui, invece di lanciare strali contro i privati che sono in minoranza, i 111 Comuni facessero una bella marcia su Roma, andassero in Campidoglio, e facessero un po’ il qulo ad Alemanno, invece di lottare contro la pioggia.

Siamo seri, per cortesia: qui stiamo abolendo i fatti per non disturbare le opinioni, come dice il sottotitolo di un bel libro scritto da un certo Marco Travaglio.

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