Breve fenomenologia di Mario Adinolfi

Il corpo del reato

Voi sapete quanto io abbia a cuore lo studio della comunicazione politica.

Uno dei tratti distintivi (e degenerati) di questo tipo di comunicazione è quello di intervenire su qualunque campo del sapere e dell’attualità e spararla grossa (di solito con il fine che la gente parli di te).

Ci sono maestri di questa (lurida) arte. Senza citare i grandi (occhei, citiamolo, Berlusconi e sconfiggeremo il cancro in tre anni), prendiamo un Capezzone che chiede la moviola in campo. Idiozie pure, visto che nessuno dei due ha la possibilità di intervenire direttamente sulla questione, ma che viste dal lato della comunicazione politica hanno un suo perché, poiché portano comunque il pubblico a spaccarsi in due, come minimo semplicemente per questioni di affiliazione politica, e dunque a parlare di te, a dibattere di te.

Come detto, è un’arte, o ce l’hai nel sangue o la impari.

Mario Adinolfi non ce l’ha nel sangue e non l’ha imparata. Lui ci prova a spararla grossa in modo dilettantesco, ma ogni volta esce fuori solo una grande cazzata, perché non fa leva in modo corretto sulla capacità mediatica dell’argomento (come il calcio nel caso di Capezzone) o semplicemente sulla speranza e sui sentimenti viscerali della gente (Berlusconi).

Lui no, lui non solo dà opinioni controcorrente (ci mancherebbe che lo criticassi per questo), ma attacca le fondamenta del buonsenso e/o del diritto dell’uomo di autodeterminare la propria esistenza, quando non negano semplicemente l’evidenza.

Poco fa, ultima di numerosissime perle, ha scritto questo (non lo linko neanche morto):

questa storia di Taricone che sta morendo per un lancio in paracadute mi commuove davvero, vanno vietati gli hobby in cui si rischia la vita

Immagino seguiranno proposte di divieto del nuoto visto che uno può affogare, dei mobili IKEA, visto che la libreria montata male può crollarti addosso, dei radioamatori perché non si sa mai che le onde elettromagnetiche ti facciano venire un tumore al cervello nel giro di sessant’anni.

Giusto per precisare: qualsiasi attività umana può nascondere dietro un angolo vicino o lontano il rischio di perdere la vita. Vietiamo il sonno perché puoi morire per apnea? Vietiamo il poker perché potresti suicidarti per le perdite? Credo che facendo un calcolo delle probabilità potremmo trovare che è più facile morire in auto piuttosto che buttandoti col paracadute.

Adinolfi tenta poi su FriendFeed difese piuttosto patetiche. Ad esempio: lo Stato mette il limite a 130 all’ora. Ma non lo mette tanto perché tu potresti morire, quanto perché potresti ammazzare (o causare danni) agli altri. Mette gli avvisi mortuari sui pacchetti di sigarette, ma solo per avvisare dei danni che può provocare danni a soggetti deboli non fumatori (e penso soprattutto ai bambini o ai feti). Vieta la droga perché può ammazzare chi non l’assume consapevolmente, finanzia la criminalità organizzata e in stato di alterazione si può ammazzare altra gente.

Negli sport estremi, la probabilità di fare male ad altri è estremamente bassa (io ho sentito di gente che è morta perché un tizio gli è caduto in testa dal terzo piano, ma non di gente che è morta perché colpita da un paracadutista: vietiamo di camminare per strada? Vietiamo le finestre?).

Adinolfi ha sbagliato da un punto di vista squisitamente comunicativo (ribadisco: ognuno è libero di esprimere tutte le opinioni che vuole, anche la più scema, non è questo in discussione): nel caso in esame, parte con una buona premessa (il fatto di attualità, l’incidente a Taricone), ma si sfracella al suolo con la proposta demagogica. La cosa giusta per far parlare di te senza passare per uno con dei problemi (se non altro con lo Stato liberale) era dire: “Mi dispiace per Taricone: più controlli per il paracadutismo”, che è più o meno la stessa cosa (ecco, solo defascistizzata).

L’effetto sarebbe stato lo stesso (ad esempio tanti commenti su FriendFeed, alcuni a dire «ma no, dai, capita» e altri invece «è giusto, bisogna fare di tutto per evitare morti»).

Invece adesso lo stanno prendendo tutti per il qlo.

Adinolfi non farà strada in politica (e credo l’abbia capito, è ritornato al poker): nessuno vuole come leader uno che appena parla viene preso per fesso. Al massimo deve avvenire il contrario: sei tu che devi prendere per fessa la massa, appunto facendo dichiarazioni solo apparentemente sensate.

Photo credits: Framino

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