Meno potere ai cittadini: le dannose modifiche proposte su referendum e leggi popolari

La Camera dei Deputati sta esaminando una proposta di riforma costituzionale riguardanti le leggi di iniziativa popolare e i referendum, portata avanti dal deputato Giacomo Stucchi (della Lega Nord ((Giuro che non lo faccio apposta, comincio a credere che siano i leghisti a fare solo leggi di merda.)) ). Il progetto di legge è stato assegnato alla I commissione Affari Costituzionali a giugno, ma l’esame non è ancora cominciate (e spero non cominci mai…).

La proposta consta di due articoli. Il primo è:

All’articolo 71 della Costituzione è aggiunto, in fine, il seguente comma:       «Qualora il progetto sia proposto da almeno cinquecentomila elettori, le Camere procedono all’esame e alla votazione del testo, senza modifiche, entro sei mesi dalla data della sua presentazione, secondo le modalità stabilite nei rispettivi regolamenti.»

La norma sembra voler aiutare le proposte di iniziativa popolare per avere un esame veloce e sicuro. Il problema è quel “senza modifiche”: le Camere non possono modificare la proposta, il che, se da un lato significa preservarne lo spirito, dall’altra significa che se c’è un problema, un vizio, la proposta verrà bocciata perché “avete sbagliato a scrivere una parola” (sì, serve una legge anche per modificare una virgola di un’altra legge).

Il secondo articolo è il peggiore:

Al primo comma dell’articolo 75 della Costituzione, le parole: «cinquecentomila elettori» sono sostituite dalle seguenti: «un milione di elettori».

Insomma, si raddoppia il numero di firme necessarie per chiedere un referendum: raggiungere le cinquecentomila firme è già difficile (se poi la Cassazione ne annulla un bel pacco per un vizio di forma, siamo a cavallo). Già oggi, per essere sicuri che un referendum passi almeno alla fase del voto c’è bisogno di presentare molte più firme “per sicurezza”, domani bisognerà letteralmente sommergere la Cassazione di pacchi di firme.

Come rendere difficile la vita ai cittadini.

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