Parola d’ordine: sicurezza

Sembrerà strano, ma anche il mio fratellino si è deciso a fare un passettino verso la decenza: mi ha chiesto di installargli Kubuntu, sistema operativo della famiglia Linux. Fra i tanti motivi che poteva scegliere per (provare a) dire addio a Windows (Winzozz per gli amici), ha scelto quello che anche secondo me è il più importante: la sicurezza.

Il nostro caro, vecchio PC (ormai ho perso il conto di quanti anni abbia) montava un Windows XP che faceva il suo lavoro in modo abbastanza egregio. Se non che, da qualche mese a questa parte, soffriva in modo anomalo di virus, worm e trojan. Negli ultimi giorni ho installato e fatto andare una decina di antivirus (oltre a quello già installato da me anni addietro), antiadware e antispyware, i quali trovavano qualche centinaio di trojan e spazzatura varia, ma non sradicavano il problema. Ho scoperto poi che si trattava di un downloader, ovvero un programmino che scaricava allegramente qualche valangata di trojan: mio fratello aveva scaricato un file da un suo contatto Live (ex MSN), il quale file, una volta aperto, si installa, apre le porte all’ingresso dei virus e si autoinvia a tutti coloro che sono presenti nella lista dei contatti (molti di voi che mi state leggendo, sappiate che lo avete e non lo sapete – se avete ricevuto un messaggio da un vostro contatto in cui diceva: «scarica questo pacchetto, ci sono le mie foto» e simili, dovreste sapere di cosa sto parlando). Siccome il problema non si risolveva in nessun modo, abbiamo deciso di formattare l’hard disk e ripartire da Kubuntu.

Linux, infatti, non ha di queste noie: basti pensare che i file .exe non sono eseguibili, cosa che già di per sé aumenta la sicurezza. Ad esempio, qualche giorno fa ho ricevuto una email, in cui mi si diceva che per ricevere più velocemente un certo pagamento, avrei dovuto scaricare e installare un certo programma .exe e di connettermi poi a PayPal. Ovviamente trattasi di un tentativo di phishing: il file è un keylogger, ovvero un programma che prende nota di quanto viene digitato sulla tastiera e lo invia al proprio creatore, che in questo modo potrà accedere al mio conto PayPal e svuotarmelo. Altrettanto ovviamente, non ho scaricato il programma, e l’email è finita immediatamente in /dev/null. Ma se l’avessi fatto, non avrei avuto grossi problemi: il file .exe non è eseguibile su Kubuntu (oltretutto utilizzo una virtual keyboard -non serve con i nuovi keylogger, ma vabbé… – e cambio spesso password). Dunque il mio livello di sicurezza è alto.

Insomma, Linux è il futuro: funziona meglio, è più sicuro e poi…beh…lo usiamo già, in parte.

Aneddoto (se volete, potete anche saltarlo): qualche tempo fa era a casa di Fizio, che era al pc a studiare. Si dannava l’anima perché il suo programmino non funzionava. mi sono avvicinato per dare un’occhiata, e ho subito notato che si trattava di una shell di linux (che funziona al contrario che quella di DOS). Fizio avviava il programma, ma non succedeva niente: riappariva la linea di comando e basta. Lui credeva fosse un errore, che il programma non facesse niente, e cercava di capire dove avesse sbagliato. In realtà, nella shell, quando un comando va a buon fine, non dà alcun output, se non quello programmato. La cosa ha una certa logica: un tizio non chiama il medico per dirgli che sta bene, ma lo chiama quando sta male; la stessa cosa fa la shell. Il programma era scritto bene e funzionava: semplicemente Fizio non gli aveva detto di mostrare l’output. Come dire alla calcolatrice di compiere un calcolo e non mostrare il risultato. 😀

Da quasi analfabeta in fatto di programmazione, ho risolto un problema ad uno che programmazione la studia. E tutto grazie a Linux, che ti impone naturalmente di ragionare. Meditate, gente, meditate. 😉

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