Il referendum spiegato a Mario Borghezio

No, questo post non sarà scritto in grugniti, semplicemente in modo essenziale per spiegare i tre referendum che voteremo fra pochi giorni.

Basi, come si vota (con la matita umettata):

  • Se metti una X su , dici “si, voglio cambiare la legge”;
  • Se metti una X su NO, dici “no, le cose mi vanno bene come sono”;
  • Se ritiri la scheda e la restituisci bianca, dici “non ho un’opinione, ma voglio che il referendum sia valido e che sia fatta la volontà della maggioranza”;
  • Se non vai a votare pur avendone la possibilità, mi fai schifo, spiacente (scusate il POV).

Fatta la premessa su come votare, passiamo al cosa.

  • Scheda viola: a chi lo diamo il premio di maggioranza nazionale alla Camera?
    • Se voti , dici: “voglio darlo solo alla lista (partito) che prende più voti degli altri in tutta Italia“;
    • se voti NO, dici: “voglio darlo non solo alla lista che va da sola, ma anche alle liste (partiti) che si mettono assieme in una coalizione e che prendono più voti degli altri in tutta Italia“;
  • Scheda beige scuro: a chi lo diamo il premio di maggioranza regionale al Senato?
    • Se voti , dici: “voglio darlo solo alla lista (partito) che prende più voti degli altri in una Regione“;
    • se voti NO, dici: “voglio darlo non solo alla lista che va da sola, ma anche alle liste (partiti) che si mettono assieme in una coalizione e che prendono più voti degli altri in una Regione“;
  • Scheda verde chiaro: i candidati possono presentarsi in una circoscrizione?
    • Se voti , dici: “voglio che ogni candidato si candidi in una sola circoscrizione, in un solo territorio e che solo lì possa essere eletto”;
    • se voti NO, dici: “voglio che ogni candidato (Tizio) possa candidarsi dove voglia (anche ovunque) e che possa poi scegliere in quale territorio possa essere eletto, mentre negli altri verrà eletto qualcun altro, a discrezione di Tizio”.

Si vota domenica 21 giugno dalle 8 alle 22 e lunedì dalla 7 alle 15. Possono votare tutti i cittadini che hanno compiuto 18 anni.

Esempio per i primi due referendum:

  • Se vince il : il partito A prende il 35% dei voti, il partito B prende il 30% e il partito C prende il 15%. Il premio di maggioranza (il 55% dei seggi) spetta al partito A;
  • Se vince il NO: i hanno preso le stesse percentuali, ma stavolta i partiti B e C si sono coalizzati e hanno preso il 45% (30+15), dunque è a loro che spetta il 55% dei seggi.
  • Attenzione! Se passasse il SÌ, i partiti B e C potrebbero anche coalizzarsi creando una lista unica, che chiameremo D. In questo caso il premio di maggioranza spetta alla lista D, ovvero alla coalizione formata da B e C. Questo è avvenuto, ad esempio con i radicali, che sono entrati in una lista unica con il Partito Democratico.

Fin qui la spiegazione. Ora un mio commento.

Qualcuno ha detto che il referendum sancirebbe il bipartitismo in Italia. Questo è falso: lo dissero anche dopo la riforma elettorale dei primi anni Novanta, ma così non è stato, anzi, i partiti sono pure aumentati. I partiti, infatti, si coalizzarono dietro dei cartelli (ricordate L’Ulivo e la Casa della Libertà?), delle liste uniche. All’epoca il sistema era addirittura uninominale, dunque i partiti non solo erano costretti a stare assieme, ma dovevano pure mettersi d’accordo per trovare un candidato legato al territorio in grado di vincere (gente autorevole, non esperti in lavori orali) e che piacesse ai vari alleati.

Se passasse il referendum i partiti non farebbero altro che riproporre quei cartelli, con la differenza che, grazie alle liste bloccate, sarà più facile spartirsi i candidati. Con la vittoria del sì, insomma, cambierebbe davvero poco: ci saranno meno quadrati su cui mettere la ICS sulla scheda elettorale, in sostanza.

Chi viene punito da questo referendum non sono i partiti piccoli in generale, bensì i partiti piccoli che non possono o non vogliono coalizzarsi, perché:

  1. c’è un’enorme distanza ideologica con tutti gli altri partiti che rende difficile se non impossibile trovare un programma condiviso;
  2. vogliono stare in mezzo per rubacchiare qualcosa un po’ di là e un po’ di qua, mentre le coalizioni di destra e sinistra li corteggiano (come l’Unione di Centro);
  3. non vogliono compromessi, vogliono mantenere la propria purezza ideologica (Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Sinistra e Libertà – che tra l’altro hanno la stessa base ideologica, ma sono tre partiti diversi, che tristezza).

L’ultimo referendum, il verde chiaro, credo che sia il più sacrosanto di tutti e dovrebbe essere condiviso da tutti (mi riferisco al sì). Brevemente, se passasse il SÌ, i partiti dovranno scegliere candidati legati al territorio, perché in questo modo i cittadini sapranno a chi rivolgersi e a chi assegnare la responsabilità se le cose vanno bene o vanno male. Esempio: Silvio Berlusconi era candidato in tutte le circoscrizioni, e come tale è stato eletto in tutte queste, ma doveva sceglierne una sola. Quanti mi sanno dire in quale circoscrizione è stato eletto? Ancora, quanti di voi sanno chi sono i deputati e i senatori che rappresentano la propria circoscrizione, la propria città?

In questo modo, non essendo facile capire chi è stato eletto e dove, gli elettori vengono allontanati dagli eletti, mentre questi ultimi si avvicinano ai capi di partito, che li hanno nominati.

Resta fermo un fatto. Questa legge elettorale è lo schifo assoluto e va cambiata.

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9 Comments

  1. “Se non vai a votare pur avendone la possibilità, mi fai schifo, spiacente (scusate il POV).”
    Non sono d'accordo! Non è un'elezione politica. Per quanto riguarda il referendum, il “non andare a votare” ha una sua valenza politica effettiva, vuol dire: non voglio che una stronzata come questa abbia la possibilità di passare. E mi riferisco ai primi 2 referendum.
    Se passassero, e andare a votare aiuta enormemente questa possibilità, si avrebbe una legge dittatoriale, in cui una minoranza avrebbe una maggioranza larghissima in parlamento. Si badi, non sono contrario solo perché al momento il PDL vincerebbe a mani basse, ma perché è una legge elettorale totalmente antidemocratica. Poi io sono per il proporizianale, per cui.

    Il terzo, invece, ha un senso (comunque Berlusconi è stato sì eletto in tutti i seggi per le europee, ma non era eleggibile e quindi la risposta corretta alla tua domanda “Quanti mi sanno dire in quale circoscrizione è stato eletto?” è “in nessuna”, così come Di Pietro)… devo solo capire se è possibile, ma credo di sì, ritirare una sola scheda per il referendum.

  2. Ritengo che il voto sia un dovere, perché c'è gente che è morta perché noi ne usufruissimo, soprattutto nei referendum, perché si tratta di democrazia diretta. Disabituare l'elettore ad esprimersi nel corso di queste consultazioni oggi può fare piacere a te, che non vuoi questa legge, ma quando si tratterà di abrogarne un'altra (nucleare, fecondazione assistita, lodo Alfano, eccetera) ti sembrerebbe bello? Per questo chi è contrario vada a votare e voti no. In questo modo si sabota anche il terzo referendum. L'elettore deve abituarsi ad andare a votare, ogni volta che gli viene richiesto: libertà è partecipazione, diceva Gaber.

    Ho spiegato nell'articolo che il timore di una dittatura di una piccola maggioranza è piccolissimo. Anzi, anche adesso un partito può vincere con il 35%: quel che fa la legge è invogliare i partiti a riunirsi sotto lo stesso cartello e lo stesso programma e far sparire dal sistema quei minuscoli partitini che vorrebbero dettare legge senza se e senza ma (vedasi governo Prodi).

    Sul terzo pare che tu non abbia capito nulla: mai parlato di europee, stiamo parlando di politiche, caro mio. Io (che sono un cittadino informato e cacaspilli) so a memoria dove sono stati eletti i capibastone, ad esempio i tuoi nominati Berlusconi e Di Pietro sono entrambi deputati e sono stati entrambi eletti nella stessa circoscrizione XVIII (Molise).

    La legge elettorale per le europee è tutta un'altra cosa: questo referendum riguarda la legge elettorale 270/2005 (cd. Porcellum), la legge elettorale per le europee è la 18/1979, che non viene neppure sfiorata dal referendum.

  3. No, c'erano troppi link e il sistema l'ha spostato in moderazione (l'abbondanza di link è una caratteristica dei commenti di spam). Ora l'ho ripristinato.

  4. Pardi sbaglia in più punti: Berlusconi ha bisogno della Lega (il piano di rinascita democratica della P2 non prevede solo il bipartitismo, che comunque non è male in sè, ma anche riforme costituzionali che difficilmente passerebbero un referendum confermativo) e non chiederà elezioni anticipate; Berlusconi, già adesso, avrebbe il premio di maggioranza con il 35%, e comunque rimane il fatto che si potrà tornare ai listoni degli anni Novanta, come scritto nell'articolo. L'ultimo articolo, invece, presuppone che Berlusconi agisca da Berlusconi, ma fortunatamente per lui c'è Gianni Letta. Berlusconi sarebbe potuto andare a vedere il bluff di Bossi sul referendum, ma non lo fece per non perdere l'alleato, e allo stesso modo non si metterebbe di traverso alla riforma elettorale che la Lega promuoverebbe “con chi ci sta”, sia perché rischia di finire in minoranza, sia perché un'altra legge non deve essere per forza svantaggiosa (lavoce.info ha proposto un modello che accontenta davvero tutti).

    La posizione di Sartori, non a caso uno dei più grandi politologi, è forse quella più condivisibile: non andare a votare per non dare un rinforzo di legittimità ad alcuna delle due leggi che usciranno, alternativamente, dal referendum. Il problema di questa posizione è la passività: se non si raggiunge il quorum (poco importa se vincono i sì o i no) saremo punto e a capo, e questo mi va poco.

    In ogni caso, ti chiedo gentilmente di votare almeno per il terzo quesito, che credo sia quello maggiormente condivisibile (il quorum, infatti, si calcola per ogni referendum singolarmente preso).

  5. No, guarda, avevo capito perfettamente che anche il terzo si occupa della legge elettorale per le politiche, non avevo capito dal tuo articolo che ti riferissi all'elezione politica di Berlusconi, tutto qua.

    Comunque, come ho detto anche nel precedente commento, io sono per il proporzionale. Non capisco perché devo votare il meno peggio. E non capisco perché il mio voto deve contare di più se è uguale a quello di un altro 35% e meno se è uguale ad un solo 1%, la Costituzione Italiana regalerebbe stessa dignità al mio voto come a quello di qualunque altro.
    Se la scheda elettorale fosse PD, Idv, UDC, PDL, Lega, io non andrei a votare, non saprei proprio quale meno peggio scegliere. PD? inutile. Idv? non mi vogliono proprio piacere le candidature fasciste. Per il resto… stendo un velo pietoso.

    Il voto è un dovere? Secondo me la partecipazione politica è un dovere, il che vuol dire informarsi della “res publica”, e quindi ad esempio, visto che stiamo parlando di elezioni, arrivare all'appuntamento elettorale con le informazioni necessarie per poter avere le proprie idee.

    Non mi pare che la mia linea faccia disabituare l'elettore, anzi. Io intendo esprimere ancora di più le mie idee scegliendo quale referendum votare.
    Il non voto non rappresenta soltanto la voglia di non far passare un referendum, ma vuol dire anche disapprovare totalmente il quesito, ritenerlo inutile se non dannoso, come in questo caso.

    Beh, stressato o no, è un mio diritto, per cui.

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