Pietre miliari del giornalismo italiano /52

Durante i primi minuti in cui i giornali si sono affannati per raccontare gli attacchi di Bruxelles, a un certo punto è emerso un video, tratto da una telecamera a circuito chiuso, che mostrava un’esplosione in un aeroporto. Vari grandi giornali italiani (fra gli altri) l’hanno scaricata, ci hanno appiccicato sopra il loro watermark e l’hanno pubblicata sperando di fare lo sgub.

Dieci minuti dopo si è scoperto che si trattava di un attentato del 2011 in Russia (ma il video è rimasto per ore sulle pagine dei vari giornaloni e agenzie di stampa, in alcuni casi c’è ancora).

Il video è passato anche dalle nostre parti. È successo questo (( Il mio tasto spazio è ballerino. )) :

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Tre cose non mi convincevano:

  1. Era troppo “bello” per essere vero;
  2. la data in basso a destra è praticamente attaccata con lo scotch;
  3. era improbabile che i filmati delle telecamere a circuito chiuso potessero essere diffusi (anche illegalmente) in così breve tempo. Di solito servono alcuni giorni (successe anche con gli attacchi di Parigi). Avrei capito se fossero stati video che mostravano dei monitor su cui scorrevano le immagini dell’attacco, ma una cosa così pulita puzzava.

Nonostante fossi piuttosto assonnato per aver dormito male, tanto è bastato per farmi decidere di bucare la “notizia”. E meno male.

Altri giornaloni, dove lavorano persone probabilmente più esperte e con più esperienza di me, non hanno notato questi campanelli d’allarme. Non è la prima volta e non sarà l’ultima.

Di conseguenza anche stavolta vedo persone che invitano altre persone sui social network a non seguire i giornali italiani. E non riesco a dar loro torto. Purtroppo questo significa che ci saranno persone diffidenti anche verso altre testate che lavorano meglio dei grandi giornalai: chi lavora male, insomma, danneggia l’intero ecosistema.

Questo è male per i lettori, e purtroppo non vedo alcuna volontà né intenzione di cambiare le cose. E questo è peggio.

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