Il caso Alitalia spiegato a tua nonna*

Nonna, hai presente quella voragine nel marciapiede che il Comune si ostina a non riparare?

Nonna, hai presente il ticket che paghi ogni volta che vai a comprare le tue medicine?

Nonna, hai presente quanto il tuo nipotino torna a casa e dice alla mamma che domani dovrà portarsi la carta igienica da casa?

Nonna, hai presente quando il giorno dopo ti dice che è caduto un pezzo di intonaco in aula?

Nonna, hai presente quando una pioggia neanche troppo esagerata si porta via mezza Sardegna, mezza Liguria, mezza Milano?

[…]

Bene, qualcuna di queste cose si sarebbe potuta evitare se qualcuno non avesse deciso di buttare soldi in Alitalia invece di venderne la parte buona e far fallire il resto. **

Ora pensa che governo***, azionisti e sindacati si stanno impegnando per trovare un modo per fare la stessa cosa un’altra volta: buttare altri soldi che avrebbero migliore utilizzo in tanti altri piccoli problemi che però:

  1. non permetterebbero al governo di farsi bello per aver salvato definitivamente, per la trentesima volta in quindici anni,  una compagnia complessivamente**** avariata (le buche, le scuole, eccetera sono problemi troppo piccoli per permettere a qualche ministro di andare sul tg a cantare vittoria – è il motivo per cui invece di riparare le strade ogni tanto qualche megalomane parla del ponte sullo Stretto di Messina: non puoi andare lì e tagliare il nastro tricolore a favore di telecamere da tutto il mondo dopo aver riparato una buca nell’asfalto);
  2.  costringerebbero gli azionisti “di Stato” a perdere soldi (uno scandalo, perché non si può permettere che il fior fiore dell’imprenditoria italiana perda soldi: profitti privati, perdite pubbliche, è così da decenni. L’imprenditore italiano non può perdere soldi per definizione – a meno che non si tratti di milioni di piccole e medie aziende, quelle possono buttarsi a mare con tutti i loro dipendenti assunti con partita IVA, sfigati);
  3. porterebbero qualche altro migliaio di prossimi ex-lavoratori a protestare contro un sindacato che deve ancora festeggiare il capodanno del 1901 (già, i lavoratori protestano anche contro il sindacato: martedì 22 luglio [ma non era la prima volta, mi dicono], davanti alla sede della CGIL di Napoli, c’era un gruppo di persone che protestava per motivi che non sono riuscito a farmi spiegare, perché non riuscivo a capire se dovevo ridere o disperarmi).

Adesso questi tre soggetti stanno discutendo su come soddisfarsi a vicenda a tue spese, nonna: stanno decidendo quali altre buche non riparare, quali altre alluvioni non prevenire, quali altri balzelli seminascosti introdurre per salvare la propria faccia e/o il proprio portafogli.

Capisci, nonna, perché sono andato lontano e voglio andare ancora più lontano e non posso venirti a trovare tanto spesso quanto vorrei?


* Il caso Alitalia si può sostituire con altre magagne piccole e grandi di corruzioni, clientele, familismi e ruberie più o meno sfacciate che scoppiano qua e là ogni tanto, a piacere, dallo scandalo EXPO alla signora che pretende il pacco di pasta e la casa dal Comune e andare al mare senza aver lavorato un giorno in un anno intero (true story).
** Ma è molto più probabile che governo, azionisti e sindacati avrebbero trovato modi altrettanto creativi per buttare soldi altrui in qualche altro forno a legna.
***Governo in senso lato, una gran parte dello spettro politico è contento perché era al governo x anni fa, quando salvò definitivamente Alitalia per la x/2 volta, mentre il resto sbraita senza averci capito ancora niente, però fare ammuina porta più voti che ragionare trenta secondi e dire una cosa sensata che comunque i tuoi elettori non capirebbero. E tralasciamo quell’altro disastro che sono le Regioni.
****C’è roba buona e roba cattiva in Alitalia, ma se lasci le mele marce nello stesso cesto di quelle buone alla fine sarai costretto a buttarle tutte o quasi.

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