I mille dollari di Matteo Barack Renzi

All’imbianchino dilettante qui a casa servivano giornali da mettere a terra e ravanando nei mobili ho ritrovato questo la Repubblica del 9 gennaio 2009, che apriva con un’intervista al Matteo Renzi di Chicago, Illinois, era presidente eletto ma non ancora in carica.

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Interessante notare la parte relativa al mettere nelle tasche delle famiglie 1000 sollari in più: per amor di precisione i 1000 dollari di Obama nel 2009 equivalgono a 1094 dollari di oggi, ovvero 793 euro al cambio odierno. Con 1000 euri, insomma, vince Renzi.

Ma il Barack Obama di Firenze, Toscana, non vuole vincere solo sulla quantità, ma anche sulla velocità: Obama, pare (vado a memoria), ha mantenuto questa promessa, ma ci ha impiegato due anni (ma gli americani pare non abbiano notato questo “change”); Renzi vuole farlo in due mesi. Accipicchia.

Seriamente parlando:

  1. la cifra (1000) è un’evidente figura Mastrotica: anche se fosse possibile dare un bonus da 1100 euro, il televenditore di turno direbbe comunque 1000, per lo stesso motivo per cui nei supermercati troviamo tutto a “TOTEURIENNOVANTANOVECENTESIMI”: per la psicologia del consumatore, è risaputo, zero è enormemente maggiore di nove;
  2. Obama ha impiegato due anni a trovare coperture e appoggi in Congresso, perché i soldi non si trovano così dal nulla: sono state necessarie due o tre leggi per dare sollievo al contribuente (una delle quali è il Tax Relief Act del 2010), ed è il motivo per il quale gli americani non se ne sono accorti, è stata una cosa graduale. Renzi invece deve vincere le Europee per cui deve trovare questi sporchi 1000 euro subito, anche a costo di fare danni o inventarsi le coperture (sto cercando di non dare ragione a Brunetta, ma non ci riesco): Renzi, insomma, perpetua una logica con cui l’Italia va indietro da almeno una dozzina d’anni, ovvero il “fare presto e fanc*** il resto”. Inutile dire che ciò significa fare presto e male, come posso notare guardando il mio soffitto imbiancato di fresco.

Che significa? Che Obama è un televenditore che ti vende roba buona (escludete la politica estera, per pietà), una batteria di pentole che userai con soddisfazioni per anni, senza magari neanche ricordarti di quello che te le ha vendute. Renzi è allo stesso modo un televenditore, che però ti vende pentole scadenti che ti avvelenano nel lungo periodo, perché tanto sa che l’italiano medio(cre) nel lungo periodo si sarà dimenticato di chi gliele ha vendute (oh, pensate che stiamo ancora qui a parlare di Brunetta, uno che dovrebbe stare in esilio politico eterno a studiare “Economia per gli idioti”), e comunque sarà colpa di quello che governerà l’anno prossimo, o dell’opposizione, o della magistratura, o dei giornali.

Magari verrò smentito (lo spero), ma non vedo come dalle stesse pluriennali premesse possa uscir fuori qualcosa di diverso come un governo vagamente decente e orientato alle generazioni future invece che a dopodomani.

(Prima o poi il blog ritornerà quasi regolarmente in vita, ma ci vorrà ancora un po’ per notare i cambiamenti. Intanto mi trovate qui, insieme ad altri ragazzi belli agguerriti e preparati – Adblock consigliato fino al [si spera vicino] cambio di grafica)

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