Il programma minimo di Italia. Bene Comune (PD, SEL, altri)

Quinto appuntamento con i programmi elettorali delle principali formazioni in campo: dopo Scelta Civica, FFiD, M5S e RCIngroia, è il momento di Italia. Bene Comune, coalizione che comprende il Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito Socialista Italiano e Centro Democratico, il cui candidato, scelto attraverso le ben note primarie di coalizione, è Pierluigi Bersani.

Il programma, scritto in caratteri minuscoli (non so se per risparmiare carta o perché gli ipovedenti non sono nel target elettorale della coalizione) è composto di dieci sezioni fitte fitte, per cui se ne consiglia la lettura tenendo nei pressi un cachet per il mal di testa.

Anche in questo caso le sezioni dapprima analizzano la situazione attuale e poi spiegano cosa si vorrà fare. Ne vien fuori un programma più realistico di altri, ma più vago e con meno promesse precise, il che renderà una lotteria la traduzione degli impegni elettorali in leggi e altri provvedimenti.

In altre parole, pur avendo un’idea di massima delle idee del centrosinistra, sapremo cosa farà un eventuale governo Bersani solo dopo le elezioni e dopo trattative interne (con Vendola), esterne (con Monti) ed estere (con l’Europa): una roulette a 74 numeri, ma tutti dispari. Nulla di nuovo, insomma.

Personalmente avrei usato qualche pagina in più, inserito qualche esempio concreto e stampato il tutto con caratteri un po’ più grandi.

Il programma proprio del PD pare essere leggermente più complesso da trovare. Dopo una breve ricerca ho trovato qualcosa di sufficientemente completo da analizzare, ma si tratta di 21 punti (più i 5 di Torino) che contraddice parzialmente il programma analizzato qui sotto (oltre che altre esternazioni radiowebtelevisive), e che conviene quindi analizzare in un post a parte.

(Vista la prolissità, non citerò direttamente il programma, salvo se espressamente dichiarato).

Europa

  • Revisione del fiscal compact per favorire la crescita: ok;
  • Maggiore integrazione per rendere l’area dell’euro più ottimale: ok;
  • Coordinamento delle politiche fiscali: ovviamente.

Sappiamo cosa vogliono fare, meno come lo vogliono fare. E comunque dipende dalla Germania.

Democrazia

Quanta retorica.

  • È colpa del gomblotto Lebbanche e del populismo nazionalista xenofobo: Traduzione: il PD è nelle banche e come tutti gli altri non vuole uscirne, per cui è tutta colpa del complotto Pluto, Pippo e dei derivati mannari. Dimentichiamoci del fatto che se in Italia abbiamo avuto Berlusconi e Lega Nord lo dobbiamo ad accordi sottobanco presi in passato dagli antenati del PD (ricordiamo uno splendido Violante sull’argomento: fa tenerezza, se non avete visto il video, vedevatevelo e condividetelo);
  • Serve più democrazia, più Costituzione, più donne: direi che è il minimo sindacale;
  • Lotta al crimine dentro e fuori la politica: sì, ok;
  • Sistema parlamentare semplificato e rafforzato, governo rafforzato, Presidente della Repubblica rafforzato: anche farci sapere in che modo sarebbe stato carino: monocameralismo? bicameralismo alla tedesca (ogni cosa è alla tedesca, nel PD)? premierato? semipresidenzialismo? Se hanno una posizione, ci voleva tanto a dichiararla chiaramente?
  • Federalismo responsabile: bello, ma che vuol dire in pratica? Attuazione del titolo V della Costituzione, sua modifica, altro?
  • Sono poi essenziali norme stringenti in materia di conflitto d’interessi, legislazione antitrust e libertà dell’informazione [sic]: a parte che siete in ritardo di 15 anni, l’onorevole Letta è stato informato? Non vorrei gli rovinaste l’ora del tè con la crostata;
  • Riduzione dei costi della politica sia diretti (riduzione dei finanziamenti pubblici) sia indiretti (i milioni di rivoli di sprechi locali e nazionali): d’accordo (notate che parlano di milioni, non di miliardi: i costi della politica sono minuscoli rispetto al bilancio statale, e lo sanno: almeno non vendono fumo);
  • Aumentare efficienza e risparmio dell’azione pubblica rinnovando il modo in cui si nominano i dirigenti: speriamo bene, un pezzo di PD ci mangia in quella zona di Stato e farà resistenza;

Lavoro

Peccato le ingenuità ideologiche, nella sua vaghezza non era neanche male.

  • È un gomblotto Lebbanche contro la classe operaia: auff…;
  • Alleggerire le imposte sul lavoro colpendo le rendite dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari: ne ho già parlato: le idee a riguardo sono chiare come i pensieri di una scimmia ubriaca, (anche per altre ragioni) dannose come l’ebola in un asilo nido e con copertura finanziaria se tutto va bene incerta (ve ne renderete conto leggendo il prossimo post);
  • Contrastare la precarietà, rovesciando il modello dei decenni precedenti, ovvero svalutazioni e conseguenti svalorizzazione del lavoro: logicamente corretto: a dispetto di quanto dicono ignoranti vari, svalutare significa comprimere i salari reali. Il PD (e compagni) pare voglia fare il contrario, quindi investire in lavoro a maggiore valore aggiunto, in produttività e altre cose simpatiche, senza scorciatoie che deprimerebbero ulteriormente gli stipendi. Non lo dicono che nel breve periodo sarà doloroso, ma nel lungo periodo darà i suoi frutti. Purtroppo non dicono cosa vogliono fare nei dettagli, per cui temo che l’applicazione pratica del principio allontanerà il raggiungimento dell’obiettivo;
  • Sostegno all’occupazione femminile e giovanile: qui siamo più concreti, ma era facile;
  • Democrazia nel luogo di lavoro, superiorità dei lavoratori rispetto all’impresa e al sindacato: prevedibile, ma senza indicazioni più precise sul come (temo la reazione della CGIL, a riguardo).
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14 Comments

  1. capitolo lavoro punto 3
    se si prende l’intervista fassianiana al financial times si chiarisce qualche ombra sul programma
    http://www.ft.com/intl/cms/s/0/65175e70-5d87-11e2-a54d-00144feab49a.html#axzz2HwhZUeVq
    ovvero in quella intervista fassina cita accordi tra sindacati e imprese per il blocco dei salari nominali in cambio di investimenti, che a me sembra comunque una svalutazione dei salari reali detta “in modo carino” in cambio di molto vaghi investimenti privati.

    1. Sì, mi riferivo a quello quando dicevo «nel breve periodo sarà

      doloroso, ma nel lungo periodo darà i suoi frutti». Grazie per il

      contributo.

      1. grazie a te per la risposta.
        Non avevo colto il riferimento, e purtroppo temo di non essere daccordo.
        In che senso questo tipo di accordi, nel lungo periodo, darà i suoi frutti?

        1. In Italia il costo del lavoro è alto, nonostante i salari siano bassi. Rinunciando ad un loro aumento, se l’impresa investe in produttività, potrebbe essere più semplice rendere più basso il costo del lavoro e aumentare il salario reale una volta che l’economia sarà ripartita. Il diavolo è nei dettagli (l’impresa rinuncia a qualcosa, tipo la distribuzione degli utili o pagano solo i lavoratori?), come al solito, ma l’idea non è in sé sbagliata. Al massimo è vaga, come dicevi tu.

          1. sisi, astrattamente fila, ma quello che mi fa storcere il naso è che questi investimenti deriverebbero da accordi tra sindacati e parti sociali (magari con lo stato che ci metti becco e zampino), quindi ho qualche dubbio che le risorse verebbero efficientemente allocate, garantendo reali aumenti di produttività. Non avrebbe più senso riformare la contrattazione sindacale a livello aziendale? collegare parte delle retribuzione alla produttività, e in cambio dare adeguata rappresentaza ai lavoratori nell’impresa?

    2. Sì, mi riferivo a quello quando dicevo «nel breve periodo sarà doloroso, ma nel lungo periodo darà i suoi frutti». Grazie per il contributo.

  2. Anche con tutte le critiche condivisibili, è il programma che mi convince di più. O forse sono prevenuta, nel senso che gli altri non mi convincono affatto.

    1. A
      me non convince certa gente che sta nel PD e nella coalizione e che
      potrebbe diventare responsabili di qualche dipartimento economico. Il
      programma ci starebbe pure, il problema sarà attuarlo, e quello dovranno
      farlo le persone, appunto.

    2. A me non convince certa gente che sta nel PD e nella coalizione e che potrebbe diventare responsabili di qualche dipartimento economico. Il programma ci starebbe pure, il problema sarà attuarlo, e quello dovranno farlo le persone, appunto.

  3. Gli avrei dato di meno come voto, ma forse sono troppo cattivo e parto prevenuto. Inoltre ammetto la mia colpa: non sono riuscito a leggerlo tutto, a tratti era così noioso e dannoso per i miei occhi che ho preferito risparmiarmelo, tanto non li voterò mai. Per quel che ho letto, sono ancora una volta d’accordo con te. Odio i programmi elettorali vaghi, credo che darsi degli obiettivi senza uno straccio di spiegazione su come raggiungerli sia abbastanza inutile. A questo punto fondo un mio partito e gli do un solo obiettivo: migliorare l’Italia. Poi del come ne discuteremo nel primo consiglio dei ministri.

    1. Ho dato 5 all’agenda Monti che dice più o meno le stesse cose, ma senza diritti civili. Sto scrivendo la seconda parte e penso che il voto alto sia quello dato a Monti.

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