Tre miti da sfatare sulla questione Monte Paschi

Aggiornato dopo la pubblicazione
Per Termometro Politico

In un Paese afflitto da memoria corta, ignoranza endemica e populismo permanente è inevitabile che girino più di una sciocchezza di facile appeal in campagna elettorale. In questo caso bisogna fare tre precisazioni sulla questione della Banca Monte Paschi di Siena.

In primo luogo bisogna rassicurare i correntisti di MPS. È inutile correre agli sportelli per ritirare i propri soldi: fino a 100mila euro a persona il denaro è garantito dal Fondo Interbancario a Tutela dei Depositi, come pure sono al sicuro i titoli depositati presso la banca. Il peggio che può capitare è un congelamento dei fondi per venti-trenta giorni nel caso in cui la Banca d’Italia, nel corso delle sue (tardive) indagini sul dissesto della banca senese, decida che nulla entra e nulla esce fin quando non è stata fatta chiarezza. Al massimo conviene tenere altrove (su altri conti correnti o sotto il materasso) il denaro necessario a far passare questo mese. Correre agli sportelli rischia di aggravare il dissesto della banca e minare la già scarsa fiducia nella tenuta del sistema finanziario.
Il secondo mito si riferisce al fatto che alla banca verrà girato il gettito derivante dall’IMU, coerentemente con il fatto che “questo è il governo delle banche che impoveriscono la povera gente, è un complotto”. Tuttavia il gettito dell’IMU è stimato in circa 24 miliardi di euro, mentre a Monte Paschi ne verranno girati meno di 4 (in realtà, considerando che i Tremonti bond sottoscritti in passato verranno semplicemente scambiati coi Monti bond, l’esborso reale netto sarà di 2 miliardi). Ciò che si può dire, al massimo, che a Monte Paschi verrà girato il gettito dell’IMU relativo alla sola prima casa, ma qui va fatta un ulteriore precisazione: l’alternativa era far fallire la banca. Qualcuno ricorda cosa successe nel 2008, quando gli USA lasciarono fallire Lehman Brothers? Si può tranquillamente rassicurare l’elettorato che senza il salvataggio di MPS la conseguente instabilità del sistema finanziario italiano avrebbe avuto ripercussioni drammatiche sulla cosiddetta “economia reale”, con conseguente perdita di ricchezza reale e posti di lavoro.

Terzo mito: i Monti Bond sono un regalo a MPS. Questo è oltremodo falso: Monte Paschi pagherà questo “regalo” caro e amaro. Il tasso su questo prestito partirà dall’8% al 10%, ed è possibile che nei prossimi anni arriverà al 15%. Se la banca non dovesse riuscire a pagare, essa verrà nazionalizzata, ovvero tolta alla disponibilità degli azionisti e del management che ne hanno sciaguratamente causato il dissesto.

Possiamo sperare che, intanto, magistratura e autorità di vigilanza si muovano per fare luce su una storia che era già nota alle cronache da maggio, grazie a una puntata di Report intitolata “Il Monte dei Fiaschi“. Possiamo sperare, ma senza essere troppo convinti: in caso di nazionalizzazione, la gestione della banca passerà dal PD senese (Comune e Provincia, saldamente in mano al PD e ai suoi antenati da diversi decenni, nominano 13 su 16 consiglieri della Fondazione che controlla la Banca) al PD nazionale, nell’attualmente probabile caso in cui il prossimo governo italiano sarà guidato dai democratici. Con ciò non si vuole attaccare il PD, ma l’intero sistema bancario italiano, in cui la commistione con la politica è evidentemente indecente, oltre che inefficiente, e che il sistema delle Fondazioni bancarie non è altro che un sistema di lottizzazioni di cui in molti hanno goduto e godono, dal PD alla Lega Nord.

Non a caso, Banca del Monte dei Paschi di Siena è solo “Una storia italiana dal 1472”. Ma ce ne sono molte altre.

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11 Comments

  1. ma che capienza ha il fondo di garanzia? Ipoteticamente parlando, in caso di fallimento di una grande banca, sistemica, io non sarei così tranquillo. A proposito, complimenti per il blog 😉

    1. Grazie per i sempre immeritati complimenti.

      Il fondo non ha una capienza “reale”: si tratta di accantonamenti contabili, e nel caso in cui ci fosse bisogno, le altre banche intervengono a tutelare i clienti di quella fallita.

      In verità non c’è granché bisogno del FITD, se non per motivi di sicurezza ed evitare corse agli sportelli: quando una banca va in dissesto di solito viene comprata o fusa con un’altra, subentrando nei rapporti con i depositanti.

      Dovesse andare in difficoltà una banca grossa, interverrebbero anche Stato, Banca d’Italia e probabilmente altri Paesi europei.

      Chiaramente sarebbe meglio avere un FITD europeo, se ne sta discutendo.

      1. Io comunque ci penserei due volte prima di mantenere del denaro in un istituto di credito amministrato da persone così incompetenti. 🙂

  2. Domanda:perché si dice sempre che non è possibile fare fallire la banca dal momento che tiene “in pancia” debito pubblico italiano?
    Il debito pubblico italiano è denaro che la banca ha prestato allo stato e non viceversa. Se la banca fallisce al più è un asset per la banca e non un problema dello stato che ne è debitore. Perché lo stato che ha emesso il debito pubblico ne verrebbe aggravato?

    Seconda questione: quando la banca concede un mutuo (se lo concede) mi obbliga ad ipotecare il bene. Ottimo, se la banca vuole prestato denaro pubblico ritengo il minimo che la governace della banca passi al pubblico fino a che il debito non sia ripianato e che gli altri grossi azionisti, soprattutto, non possano vendere le loro azioni ne percepire eventuali dividendi che la banca posso produrre fino al ripianamento del debito per intero.

    Perché se la banca mi presta soldi gli devo dare tutte le garanzie e più e non il contrario? Ok se non ripianano il debito la banca è nazionalizzata: bell’acquisto una banca fallita.

    1. Ipotizzandone il fallimento, la banca dovrebbe vendere gli attivi a fronte del passivo. Se gran parte degli attivi sono titoli di Stato, c’è il rischio concreto di doverne vendere una grossa parte, alzandone i rendimenti e quindi lo spread. Il fallimento della banca diventa quindi un problema del creditore, cioè lo Stato.

      C’è anche il rischio di scatenare un effetto a catena: se salgono i rendimenti dei titoli di Stato diminuisce il prezzo, sicché cala il valore dei titoli detenuti da altre banche, causandone il dissesto, costringendole a vendere tali titoli e riavviando il circolo vizioso. Lo Stato deve pagare di più per indebitarsi e altre banche finiscono nei guai. Per questo conviene salvare la banca, specie se questa è abbastanza grossa da essere un pericolo sistemico.

      Quanto alla seconda domanda, la garanzia per i Monti bond è stata approvata oggi, con l’aumento di capitale.

      1. Spero sinceramente che nei prossimi 5 anni MPS non elargisca dividendi se prima non ripaga il debito. Gli sono stati prestati circa il 16% del gettito IMU. Gettito che Monti ci ha detto essere indispensabili per salvare l’Italia non MPS.

        Grazie per la risposta sui titoli di stato.. non l’avevo pensata in questo modo. Tutto molto ipotetico a fronte di 3.9 miliardi di euro reali e nostri.

        1. Me lo auguro anche io, ma credo che alla fine li pagherà allo Stato. Sul gettito IMU, comunque, va ricordato che si tratta di un flusso annuale, mentre i Monti bond sono un prestito una tantum. Se servono a evitare il panico bancario, male non sono stati usati, visto che si eviteranno (si spera) danni peggiori all’economia reale.

          Grazie per il tuo commento, rispondere è mio dovere e piacere. 🙂

  3. (Scusa il ritardo nell’approvazione, il sistema non me lo ha segnalato adeguatamente)

    Effettivamente è quasi un caso di scuola, mi pare sia avvenuto solo una volta vent’anni fa.

    1. (not a problem). Una delle cose più deleterie è la pessima copertura stampa sulla faccenda MPS. Notizie parziali, vecchie presentate come nuove. Del resto succede su tutto, quindi MPS non farà eccezione. Per di più nel mezzo di una campagna elettorale

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